CULTURA

ISPEZIONI DELLA TERRIBILITA’, LEONARDO SCIASCIA E LA GIUSTIZIA

Salvatore Vullo

“… il potere di giudicare i propri simili non può e non deve essere vissuto come potere.

Leonardo Sciascia (1921- 1989) è stato uno dei più grandi scrittori italiani del ‘900, di fama internazionale come dimostrano le sue opere che sono state tradotte e pubblicate in tutto il mondo. Oltre che per le sue doti di scrittore, Sciascia è stato un raro esempio di intellettuale libero, che non giudica, non  sentenzia, non esprime verità assolute; infatti ha impersonato il ruolo dell’intellettuale che provoca il dubbio, la critica, il dissenso, che sono il sale della vita e della democrazia. Elementi, questi, che sono l’antitesi del conformismo; quel conformismo che Sciascia aveva definito “La fillossera della convivenza”, “L’insidia più spaventosa alla libertà”. Notevoli le sue battaglie per il ‘Diritto’, per ‘Lo stato di diritto’, ‘La certezza del diritto’, che non devono essere mai sacrificati a nessuna Ragion di Stato, a nessuna Ideologia, a nessun stato di necessità. E su questo ricordiamo la sua famosa affermazione, che tanta polemica aveva suscitato all’epoca: “…Ma io, finché non si troverà una soluzione che non contravvenga all’idea del diritto, preferirò sempre che la Giustizia venga danneggiata, piuttosto che negata. Questa è la mia eresia: gli inquisitori mi diano la condanna che vogliono. Ma ci sono tanti eretici per fortuna , in questo paese; benché non sembri”. E in ciò c’è quella sua grande battaglia contro i ‘Poteri’, e ancor più la battaglia, persino l’ossessione, contro il più terribile (da qui il termine da lui usato della Terribilità Manzoniana) di quei poteri: “quello esercitato da certi  giudici che potevano fare quello che volevano, distruggere una persona innocente nella reputazione e negli averi e soprattutto privarlo della Libertà …”. E su questo Sciascia lamentava soprattutto “la mancanza di religiosità nei confronti del prossimo”, che non dovrebbe mai mancare in chi esercita un potere nei confronti degli altri e specialmente in chi opera nell’esercizio della Giustizia. Anche per questo erano frequenti le sue critiche e posizioni contro l’uso abnorme, devastante, della carcerazione preventiva (e le cose, come sappiamo sono anche peggiorate); tant’è che egli aveva provocatoriamente proposto per i magistrati inquirenti, prima di iniziare la carriera, di  vivere l’esperienza del carcere, passandovi  tre giorni da carcerati, magari all’Ucciardone o a Poggioreale. Ma le cose purtroppo sono andate sempre peggio, basti pensare che l’Italia è continuamente sanzionata dalla Corte di Giustizia Europea per l’uso della carcerazione preventiva e per l’ingiusta detenzione (nel 2017 risultavano 25.000 mila le persone che negli ultimi 25 anni erano stati risarciti dallo stato per ingiusta detenzione, con un esborso di circa 700 milioni di euro).

Ma ecco, emblematicamente che cosa scriveva Sciascia nel 1987: “… il potere di giudicare i propri simili non può e non deve essere vissuto come potere. Per quanto possa apparire paradossale, la scelta della professione di giudicare dovrebbe avere radice nella repugnanza a giudicare, nel precetto di non giudicare; dovrebbe cioè consistere nell’accedere al giudicare come ad una dolorosa necessità, nell’assumere il giudicare come un continuo sacrificarsi all’inquietudine, al dubbio.” E in tutto questo si intravede lo Sciascia Manzoniano, in particolare l’Alessandro Manzoni autore di quel mirabile libro che è  ‘Storia della Colonna infame’, ancor più in quel passaggio quando dice dei giudici “ …Ma che erano uomini esclusivamente investiti della Sacra, Necessaria, Terribile autorità di decidere se altri uomini siano colpevoli o innocenti …”. Insomma, come dimostrano i suoi romanzi, saggi, articoli e interviste, nessun intellettuale, come Sciascia, si è così fortemente misurato col problema del giudicare, col rapporto tra giudice e legge, con i modi di procedere all’accertamento giudiziale, con la pena, con le degenerazioni e gli inquinamenti dell’amministrar giustizia. Nasce da questi elementi, in occasione del centenario della nascita dello scrittore, l’omaggio che l’Associazione Amici di Leonardo Sciascia e l’Unione Camere Penali Italiane hanno voluto rendergli con un ciclo di incontri, che si svolgeranno in diverse città italiane tra il 2020 e il 20121, dal titolo ‘Ispezioni della terribilità, Leonardo Sciascia e la giustizia’. Il ciclo ha avuto inizio a Bari il 25 settembre 2020; seguirà Firenze il 27 novembre;  Torino il 4 dicembre; quindi proseguirà nel 2021, precisamente l’8 gennaio a Palermo, il 12 febbraio a Padova, il 12 marzo a Roma; e si concluderà a Milano il 9 aprile. Il programma completo si può trovare sul sito www.amicisciascia.it. Diamo qualche dettaglio in più sull’incontro di Torino del 4 dicembre 2020, che inizierà alle ore 15, presso il museo nazionale del Risorgimento. Parteciperanno: Francesco Izzo, presidente degli Amici di Sciascia, Alberto de Sanctis, presidente Camere Penali del Piemonte occidentale e Valle d’Aosta, Guido Davico Bonino, critico letterario, Paolo Borgna, magistrato, Paolo Ferrua, Università di Torino, Gaetano Insolera, Università di Firenze, Domenico Scarpa, Centro internazionale studi Primo Levi.