Quarti di finale della Coppa del Mondo di Rugby, in campo il Sudafrica, i leggendari Springbok, detentori del titolo; di fronte la favoritissima Francia, che gioca in casa e perde, di fronte a motivazioni granitiche, che vanno ben oltre il dato sportivo. La mia riflessione parte dagli inni nazionali: i sudafricani, stretti tra di loro, sembrano un solo uomo, l’estensione di una medesima creatura, bianchi e neri, boeri e provenienti da ogni altra etnia.
Schlein ha vinto!Evviva Schlein!
Contro tutti i pronostici della vigilia, la giovane candidata alla segreteria Pd ha sbaragliato l’avversario sommergendolo sotto una valanga di schede con il proprio nome difficile sbarrato con una croce. La reazione dell’opinione pubblica, da inizialmente cauta, si è rapidamente trasformata in un’effervescente celebrazione della novità.
Nanni Moretti, nel film Aprile, implorava Massimo D’Alema di “dire qualcosa di sinistra”. Era un richiamo all’identità e al legame sentimentale con la propria gente travolti dal cinico realismo dalemiano, ma ancor più da una nuova politica postmoderna che stava riducendo in polvere miti e linguaggi del ‘900.
La vita è possibile perché sorretta dalla memoria. La memoria garantisce la permanenza della identità individuale e di gruppo, le radici, le tradizioni; e soprattutto l’effettiva conoscenza del passato che è condizione necessaria per affrontare consapevolmente il presente e costruire il futuro. Ma la cultura della memoria da quella dell’oblio; e la storia è un eterno conflitto tra memoria e “Inquisizione”. Ecco perché di tanti fatti storici abbiamo solo ricordi e non “Memoria”.
La bersagliera, la fata turchina, la donna più bella del mondo, la ciociara simbolo della bellezza mediterranea, l’incarnazione della diva per eccellenza del cinema italiano, la testimone dell’Italia della rinascita ha concluso la sua lunga vita dalle molte sfaccettature nella sua Roma, dove sempre tornava nella sua bella dimora sull’Appia Antica dai tanti viaggi in giro per il mondo nel corso degli anni.
Come forse qualcuno ricorda, conosco una sensitiva molto dotata, che ha dimestichezza e varie frequentazioni con il mondo – c’è chi dice parallelo al nostro – dell’aldilà, luogo brulicante di spiriti e ombre dei trapassati. Quindi mi sono incamminato verso il suo domicilio e, dopo una lunga passeggiata confortato da una calura piacevole, stavo per suonare alla porta che era accostata.
Avete fatto caso, ultimamente, agli scaffali “spiritualità” nelle librerie? Avete dato un’occhiata ai cartelloni delle stagioni teatrali? Con poche, importanti eccezioni, se lo farete, capirete quello che la Sinistra ha fatto alla cultura italiana. Teatro, Opera, Balletto, archeologia, magnifiche architetture, giardini storici, musica classica, liuteria, manifatture, pittura, scultura, intaglio, stamperia…
Non tutti gli anni hanno il medesimo peso specifico, alcuni contengono elementi di svolta che ricorderemo nel tempo, e che solo il flusso della storia deciderà quando smaltire e come. Ne ho presi in esame quattro, ma ho anche allargato la mia attenzione alla galassia dei media, condizionante nella percezione collettiva. A ottobre 2021 Zuckerberg cambiò cambiato il nome di Facebook in Meta e, contestualmente, lanciò il Metaverso, dove verrà superata la barriera tra virtuale e reale: un Second Life rivisto e aggiornato, nel quale immergersi con utilizzi parzialmente ancora ignoti.
In ogni edicola del Regno Unito, la mattina del 9 settembre 2022, i giornali sono andati a ruba: quel giorno una ed una sola notizia era ovunque, la morte della sovrana Elisabetta II. The Sun commuove nel suo titolo: ”Ti abbiamo amata, Signora“ mentre campeggia sulla prima pagina di molti tabloid inglesi la famosissima fotografia dell’incoronazione della giovane regina, appena venticinquenne, dove fissa davanti a sé l’obiettivo dietro cui vi è quel mondo che lei, sempre attenta, presente ed informata ha visto ruotare attorno a sé in un vorticoso turbinio di incessanti eventi.
L’ annunciata manifestazione del 5 novembre chiederà con forza la fine del conflitto in Ucraina. Stando ad uno dei suoi ispiratori, il direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio, l’obiettivo è quello di modificare lo schema di pensiero prevalente, imponendo con la testimonianza visibile di migliaia di cittadini un rovesciamento del paradigma fin qui seguito: la fine immediata del massacro di vite umane deve diventare il prius, e tutto il resto venire dopo.