CULTURA

SI PACEM VIS PARA BELLUM, PREPARATEVI A COMBATTERE

Eugenia Massari

Tutte le migrazioni, gli spostamenti di gruppi umani nel mondo protostorico e antico, sono storie di guerre.

Si pacem vis para bellum. Se vuoi la pace, devi essere pronto a combattere, dicevano i Romani, Pólemos è il padre di tutte le cose, cantavano i presocratici, quando la filosofia era canto. Ma che cos’è la guerra?  Ancora oggi, possiamo definirla una fonte attraverso cui gruppi umani si procurano la prosperità. Nella nostra società è una verità occultata. La guerra va fatta, ma va nascosto il fatto che la si faccia per puri scopi materialistici. Si nascondono i motivi e si falsifica la narrazione. Anche nelle società antiche esisteva la propaganda.  Nell’Agricola, Tacito fa dire sui Romani, allo sconfitto Calgaco: <<Con falsi nomi chiamano impero il rubare, il massacrare, il rapire e dove fanno il deserto, lo chiamano pace!>>. Eppure, nel mondo antico, la consapevolezza della guerra come necessità e condanna del genere umano, è chiara e diffusa. Tutte le migrazioni, gli spostamenti di gruppi umani nel mondo protostorico e antico, sono storie di guerre. Gruppi che soppiantano altri gruppi. Terre da prendere, perché ricche di risorse. Sopravvivere anche a scapito degli altri. Tutte le relazioni tra parti diverse della società – nobili, contadini, artigiani – sono relazioni conflittuali tra sfruttatori e sfruttati. Riprendendo il termine con cui Frantz Fanon aveva scritto sul colonialismo, Luciano Canfora parla di dannati della terra per le classi schiavili della Sicilia descritta da Diodoro Siculo. E quando, nell’aprile del 1302, Filippo Il Bello convoca per la prima volta gli Stati Generali, è agli sfruttatori che si rivolge, per cercare modi nuovi di spremitura degli sfruttati. Nobiltà, ricca borghesia e clero. I nobili detenevano le armi, i borghesi il denaro, il clero, il potere di persuasione.  A spiantare la nobiltà saranno proprio i soldi delle ricche borghesie mercantili. Separeranno l’azione dalla sua gestione – gli eserciti dai nobili stessi -, attraverso un sistema del debito, con cui le nobiltà furono prima controllate, poi eliminate.  La prima guerra che entra nelle Storie degli storici greci, è un piccolo conflitto tra villaggi sperduti, una manciata di uomini che combattono per pochi campi fertili. Per le dorate messi di grano. Nel 479 a.C. nella piana di Platea, 30.000 uomini liberi venuti da tutta la Grecia combatteranno invece contro un numero tre volte maggiore di Persiani, vincendo. Daranno un senso al sacrificio di 300 Spartani che, un anno prima, avevano affrontato le armate del Grande Re persiano, preferendo la morte alla schiavitù. Con questa battaglia, possiamo dire che i Greci fondarono la nostra storia di Europei. Lingue, valori, filosofia, poesia, teatro, musica. Il diritto e la legge. Le nostre radici. Così come le abbiamo ereditate.

Nel Giappone medievale l’essenza della nobiltà è la vicinanza dell’uomo con la morte, ovvero la sua capacità di servire fino alla morte in guerra. Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero. Tra tutti i fiori, il più nobile è il ciliegio come tra gli uomini il migliore è il guerriero, recita un antico detto. Nelle culture africane, il giovane si guadagnava il diritto di appartenere alla comunità degli adulti, provando il proprio valore attraverso prove iniziatiche che ne testavano le capacità militari. Tutta la storia delle società americane precedenti la colonizzazione europea, è una storia di guerrieri, di alleanze, di conflitti.  Guerrieri sono i ranghi serrati dei cieli, nella mistica islamica. Nella visione cristiana, a capo degli eserciti divini è l’arcangelo Michele, rappresentato con la lorica dei generali romani. Nella mistica la preghiera stessa è definita cotta di maglia e jihad è la guerra dell’uomo contro le sue stesse passioni. Anche nella Storia divina, all’origine della caduta nel mondo ci fu una guerra.  Ad Allah che ordina a tutte le creature di inginocchiarsi al Primo Uomo, Iblis risponde che non s’inginocchierà e cade, seguito dalle sue schiere.  Guerra quella tra i Titani e Zeus. Guerra e conflitti impegnano gli dei greci, soggetti come gli uomini alle passioni. Insomma, la storia della guerra è la storia dell’umanità. Perché? Perché esternazione del mondo interiore degli uomini e delle comunità. I conflitti derivano dal modo profondo con cui gli esseri umani sentono e vivono su questa terra.  Che la maggioranza degli esseri umani recuperino risorse dagli altri esseri, come in una predazione energetica continua, è fatto sperimentabile in tutti gli aspetti delle società. Anche e soprattutto in pace.  È la natura umana. Quantomeno, la natura e dunque la cultura, di un numero grandissimo di individui. Aveva dunque ragione Eraclito. Ed era la guerra dell’Oceano che si abbatte sulla terraferma. Della molecola che tira a sé l’atomo. La guerra dell’atomo per rimanere legato a sé stesso. Il fuoco che divora il legno, la vita che si rigenera, il tempo che si accavalla. Le parti dell’essere che si modificano surclassando le parti dell’essere. Le passioni dentro, la Storia fuori.  Per attraversare un mondo così inevoluto, bisogna proprio farsi forza.

BIBLIOGRAFIA E RISORSE

Frantz Fanon, I dannati della terra

Sun Tzu, L’arte della guerra

Tacito, Agricola

Philip De Souza, La guerra nel mondo antico

Frances Stonor Saunders, La guerra fredda culturale. La Cia e il mondo delle lettere e delle arti

FILM

Ermanno Olmi, Il Mestiere delle armi