ATTUALITA’
I CATTIVI MAESTRI CONTRO LA QUALITA’ DELLA MEMORIA
Salvatore Vullo
Popper diceva che la corruzione è sempre esistita, la ricchezza e il potere scatenano i peggiori istinti dell’uomo
Nato nel 1952, mi sento di appartenere a quella generazione, forse l’ultima, che ha vissuto, o ha coscienza e memoria storica del nostro ‘ultimo medio evo’. Tale può considerarsi il periodo del dopoguerra, ovvero gli anni ‘40 – ‘60 del secolo scorso; gli anni degli stenti, della fame, dei sacrifici, del pane duro, dell’esodo, della emigrazione; anni di povertà, in cui si soffriva la mancanza di cibo, dove era altissima la mortalità infantile e ancora bassa l’aspettativa di vita. Situazioni causate, tra l’altro, dalla presenza di malattie letali come la difterite, la poliomelite, la tubercolosi, la malaria, il colera, il vaiolo (oggi sostanzialmente scomparse). Faccio parte, dunque, di una generazione che si trova nella straordinaria, irripetibile condizione di essere ‘archeologa di sé stessa’, e per questo ha il dovere di testimoniare, trasmettere, parlare di tutto questo, affinché su queste cose si passi dal ricordo alla memoria, che è quella che li fa diventare parte della nostra identità e storia. Ed è ancora più importante farlo per contrastare quello che Leonardo Sciascia definiva “il conflitto tra memoria e inquisizione”, ovvero della tendenza a distruggere o degradare la memoria stessa, sia attraverso i mezzi propri delle inquisizioni, sia attraverso un presente totalizzante e totalitario che, con il suo bombardamento e abbondanza di beni (e di mali) e di cose, non lascia nessun spazio alla memoria. Quest’ultimo aspetto si collega a quello che denunciava negli anni ’80 il grande filosofo della scienza Karl Popper, ovvero la tendenza diffusa tra molti intellettuali (quelli che formano e informano l’opinione pubblica, e che hanno molta influenza sulle posizioni e decisioni politiche, specie nella sinistra), di rifugiarsi nel mito, piuttosto che vivere la realtà e praticare la ragione. Sono quegli intellettuali indignati e scatenati contro la società (capitalistica), occidentale, democratica, che descrivono iniqua, ingiusta, invivibile, corrotta, dove non ci sarà mai sufficiente giustizia. E su questo Popper diceva che la corruzione è sempre esistita, la ricchezza e il potere scatenano i peggiori istinti dell’uomo; ma i sistemi democratici hanno gli anticorpi: la libertà, il diritto, il pluralismo, e quindi la malversazione, la corruzione, finiscono sempre per essere scoperti e puniti; ed è indiscutibile che oggi ci sia molto più Giustizia di quanto ce ne sia stata prima. Così come è indiscutibile il generale miglioramento delle condizioni di vita nel mondo, specie nelle evolute società occidentali democratiche dove queste condizioni di vita favorevoli riguardano la stragrande maggioranza della popolazione, e dove si registra il più alto tasso di alfabetizzazione, il più basso numero di poveri, la sconfitta di tante malattie letali;
basti vedere come è cresciuta l’aspettativa di vita, con l’età media aumentata di un ventennio negli ultimi 60 anni, con l’invecchiamento che comincia dopo gli ottanta. E, come diceva Popper, il risultato è che una maggiore quantità di uomini felici vive una vita più libera, più bella, e più lunga di quanto sia avvenuto prima d’ora. Ma molti intellettuali, che vivono nel mito e nelle ideologie, continuano a definire brutta e cattiva questa società, e mi sento di definirli in mala fede, ed ancora di essere ‘I cattivi maestri’, quelli che minacciano i giovani non lasciando loro la speranza, l’ottimismo, inducendoli con la faccia per terra a guardare il fango e la merda, e mai ad indicare loro il cielo, l’orizzonte. Non a caso aumentano la sfiducia, la deresponsabilizzazione e le forme di nichilismo come il suicidio, il terrorismo, il consumo di droga. Ma ritornando al nostro medio evo del recente passato e delle indiscutibili migliori condizioni di vita generali nel mondo; una evoluzione che ha investito anche molti di quei Paesi definiti, un tempo, del ‘terzo mondo’, come la Cina, l’India, il Brasile. Basti pensare che la popolazione mondiale a inizio del 1900 era di un miliardo, attualmente ha raggiunto i 7 miliardi, e, pur aumentata di 7 volte, la produzione di cibo riesce sostanzialmente a sfamare quasi tutta la popolazione della terra. Ma oggi, cadute le ideologie e il comunismo, quegli intellettuali, quei ‘cattivi maestri’, si sono lanciati nel moralismo e nel buonismo, nelle crociate dei buoni contro i cattivi, degli onesti contro i corrotti, dei poveri contro i ricchi, dei difensori del pianeta contro i suoi inquinatori e distruttori. Una cultura del piagnisteo, della retorica, che è diventata strada facendo sempre più pericolosa, enfatizzando ed estremizzando per esempio i cosiddetti ‘cambiamenti climatici’. Perché non si limita ad agire, come prima, nel mito e nella ideologia, ma sta imponendo una inversione di rotta nella nostra società, nella nostra economia, sul nostro modo di vivere, portandoci in quella ‘decrescita felice’, a cui meglio si addice il medioevo prossimo venturo. E allora ritorniamo alla memoria, a come eravamo e a come siamo diventati, riprendiamoci la ragione e continuiamo a credere nel futuro, nelle idee, nella capacità dell’uomo di risolvere i problemi sempre più complessi della nostra società. Come diceva Karl Popper, l’umanità ha raggiunto straordinari miglioramenti di vita grazie soprattutto al progresso scientifico; ed è la scienza che risolve i problemi della scienza.