EMOZIONI

LA FELICITÀ È FACILITÀ?

Anna Maria Pacilli

Anche dopo molti anni il tema della Felicità rimane sempre attuale: il “Progetto felicità.

“La felicità è sempre e soltanto un istante. La felicità non è una cosa che dura. Non è un tempo, è un istante o una serie di istanti. Un punto di contatto con qualche cosa di straordinario” (Gianni Bisiach, Inchiesta sulla felicità, Rizzoli, 1987). Per qualcuno la Felicità è questione di chimica, un fatto di neuroni, di sinapsi. Per altri è l’appagamento immediato di un bisogno, fisico, biologico. Per altri, ancora, è un desiderio più mirato e duraturo, cioè può avere partenza dalla chimica, ma si completa attraverso l’anima. La ricerca (scientifica) della Felicità è un viaggio misterioso e appassionante attraverso le la letteratura, la filosofia, le neuroscienze, la psicologia, la religione, l’antropologia, un viaggio che non può finire se non conducendoci al centro di noi stessi. Perché spesso, anzi molto spesso, ci si domanda se esista, per ognuno di noi, una formula della felicità. La Letteratura e la Felicità Il tema della Felicità e dell’aspirazione umana verso di essa è stato trattato da molti poeti, tra cui Eugenio Montale, che ritiene che tale condizione sia raggiungibile solo per pochi attimi, in cui la persona scopre un mondo di emozioni fino ad allora quasi sconosciute. La poesia “Felicità raggiunta” fa parte della raccolta « Ossi di seppia » del 1925: il tema dominante è l’esistenza come una specie di corsa ad ostacoli, piena di difficoltà e di incertezze, in cui l’uomo è solo e non può sperare nell’aiuto divino. Dio è indifferente alle vicende umane e addirittura nella poesia “Spesso il male di vivere ho incontrato”, la Felicità viene vista consistere nel raggiungimento della Divina Indifferenza, cioè di una condizione di assoluto distacco spirituale dal dolore. Solo eccezionalmente gli eventi della vita possono aprire la porta ad uno spiraglio di speranza. La Felicità è fragile, è “barlume che vacilla” e “ghiaccio teso che s’incrina”, quindi è un miraggio destinato a svanire. “Non ti tocchi chi più t’ama”: secondo il poeta proprio chi desidera maggiormente essere felice deve rinunciare a ricercare la gioia, perchè essa svanisce presto e lascia il posto alla delusione; è importante notare inoltre che le persone normalmente tristi provano un senso di turbamento quando sperimentano la gioia, non essendo abituate a questo stato d’animo. Per Guido Gozzano nel 1909, la Felicità assume le sembianze di una donna, la signorina Felicita, il cui aspetto è filtrato dalla dimensione malinconica del ricordo e dalla sofferenza esistenziale: “[…] Nel mio cuore amico | scende il ricordo. E ti rivedo ancora, | e Ivrea rivedo e la cerulea Dora | e quel dolce paese che non dico”.

Il Piccolo Principe (1943) di Antoine de Saint-Exupéry è un “racconto filosofico” su un pilota che si schianta nel deserto ed incontra un giovane principe caduto sulla terra dal suo piccolo pianeta. Il principe insegna al pilota il senso della vita, la natura dell’amore e la bellezza di una esistenza felice. Anche dopo molti anni il tema della Felicità rimane sempre attuale: il “Progetto felicità. Aspetti psicologici di un viaggio interiore” di Carmen Meo Fiorot e Marcello Andriola del 2010 sostiene che la felicità dipende dall’autostima e dalla fiducia in se stessi. Ancora in “ Momenti di trascurabile felicità” (2010), Francesco Piccolo si chiede quali siano le piccole gioie che ci colgono in modo improvviso e in momenti inaspettati della vita e della giornata. Sono attimi, piccole parentesi in cui e grazie ai quali, trovare il tempo di sorridere.  Stefano Bartolini, docente di Economia Politica all’Università di Siena, in “Manifesto per la felicità. Come passare dalla società del ben-avere a quella del ben-essere” del 2010, spiega che siamo infelici perché siamo poveri di relazioni interpersonali. Occorre, dunque, riorganizzare le nostre vite. La “Lettera a mio figlio sulla Felicità” di Sergio Bambaren (2010) è una mappa per affrontare il viaggio più importante, quello verso la felicità, in cui unici bagagli indispensabili sono l’ottimismo e il coraggio. Dalai Lama (Gyatso Tenzin) e Howard C. Cutler in “L’arte della felicità in un mondo in crisi” del 2013, sostengono che viviamo in un mondo inquieto, segnato da crisi profonde e non solo economiche, in cui sembrano prevalere impulsi distruttivi che portano a guerre e conflitti tra individui e nazioni. In questa situazione può ancora esistere la Felicità? Dalai Lama e lo psichiatra americano Howard C. Cutler affrontano il tema partendo dall’assunto che l’uomo è fondamentalmente buono e se coltiva le sue doti innate, potrà essere felice.  Tal Ben-Shahar ne “La felicità in tasca. L’arte di vivere bene senza essere perfetti” (2014) sostiene che una vita felice non è una vita perfetta. Una persona felice è una persona che va incontro agli insuccessi, ma che, comunque, non ha paura di fallire. Questo, nonostante la società moderna ci imponga continuamente di essere perfetti: apparire giovani e belli, guadagnare di più, ed essere sempre all’altezza di ogni situazione. In realtà, secondo l’autore, dai fallimenti e dalle emozioni dolorose si può imparare molto.