CINEMA
GIORGIO BASSANI
Donatella D’Angelo
Quello che manca solamente a Torino, rispetto a Roma e Venezia, è la componente “glamour”.
Si è conclusa la lunga maratona del Cinema, iniziata ben prima a dir il vero della ufficialità del 27 novembre. Torino è stata la prima capitale della celluloide, dopo che tutto venisse trasferito a Cinecittà, che a dispetto degli studios americani, resta la più bella e spettacolare cittadella della cinematografia del mondo. Venezia, come ho ricordato nel mio articolo precedente, quasi per caso o meglio per i motivi legati alle giuste ambizioni imprenditoriali del conte Volpi di Misurata, diventò un festival importante. Quello che manca solamente a Torino, rispetto a Roma e Venezia, è la componente “glamour” che porterebbe valore aggiunto nelle serate di gala, con la moda e l’enogastronomia. Particolarmente apprezzate le pellicole biografiche, docufilm su persone che in un modo o nell’altro, hanno fatto la Storia. Anche in tv i docufilm o le fiction dedicate alla vita di personaggi noti o meno noti, ottengono sempre un ottimo successo di pubblico ed ascolti record. Cito a memoria Maria Montessori, Enrico Mattei, Leonardo, Michelangelo, Rita Levi Montalcini, Luisa Spagnoli, Matilde Serao, Sophia Loren ed adesso di prossima programmazione, Carla Fracci. Dopo il già citato film su Marina Cicogna, quello su Anita Ekberg e questo che ha chiuso il festival, il docufilm su Giorgio Bassani. I film su Marina Cicogna e Giorgio Bassani, oltre che ad essere magistralmente scritti e diretti, quest’ultimo da una giovanissima regista, Ra di Martino, romana ma torinese d’adozione, sono stati particolarmente apprezzati da me per i personaggi raccontati, dato che li ho conosciuti e frequentati. “Il giardino che non c’è”, è come il libro ed il film di De Sica, tra l’onirico, il nostalgico, il sentimentale e lo storico. Ferrara è poi la città metafisica per eccellenza, è l’ambientazione in un luogo non luogo, una bolla di piacere, di lusso, di serenità almeno così come immaginata dal giovane Giorgio. La ricchissima famiglia dei Finzi Magrini, questo è il vero nome, ma così verisimilmente narrata, tanto da far indignare ancor oggi gli eredi, persino nel aver dato lo stesso nome Jor al cane, era nei sogni e nei desideri ma anche nelle avversioni di molti ferraresi anche nel padre “fascistone”, di Giorgio come lui stesso definiva e come si usa dire in Emilia, anche mia mamma chiamava così, con una specie di odio e amore, i personaggi molto caratteristici di quel periodo. Mi sono venuti i brividi a vedere il filmato d’epoca in cui Bassani, in corso Ercole I d’Este, mostra il muro di cinta del “Giardino che non c’è”, lo stesso che mi fece vedere tantissimi anni fa, insieme all’avvocato Ravenna, storico Presidente di Italia Nostra ed a alla moglie Roseda Tumiati. Di fronte c’era e c’è tuttora una antica trattoria, La Provvidenza, dove si mangia la salama da sugo, I cappellacci di zucca e tutte le delizie ferraresi ed in cui mi recai nel 2003 con un amico che anche qui mi ricordava, come io non l’avessi saputo, la storia del non luogo.
Con Bassani e la sua compagna americana, invece andavo nelle trattorie romane ma non era più il Bassani che avevo conosciuto negli anni ’80. In quei tempi ero stata più volte in consiglio nazionale di Italia Nostra, dove c’era una bellissima, affascinante ma controversa contessa veneziana Teresa Foscari Foscolo detta la Contessa rossa. È strano come a distanza di anni, certi ricordi affiorino come un fatto avvenuto ieri. Io di fronte alla Contessa che mi adorava, (io sono stranamente stra-amata dalle persone cosiddette difficili anomali, diverse dalla massa), voleva mettermi in tutte le commissioni, mandarmi a Strasburgo, nel consiglio di Europa Nostra e Bassani che annuiva complice e sornione. Di fianco a me sedeva sempre Antonio Cederna, che pur essendo romano aveva uno spiccato accento piemontese, derivato sosteneva lui dal fatto che la sua balia fosse vercellese. Ora Antonio fratello di Camilla, mi confidò che i due fossero amanti ma lo disse in un modo molto ironico ma anche poetico “quando entro qui sento ancor il profumo di lenzuola di seta”. Tutto questo per dire che la vera Micol era lei, Teresa, conosciuta da Giorgio alla fine degli anni ’50. Solo molto più tardi nell’ archivio segreto Bassani, si seppe la verità che io già conoscevo dagli anni ’80 per via di Antonio Cederna. Per questo ogni frammento del film mi ha ricordato persone e luoghi a me cari, la Marfisa, Palazzi dei Diamanti, che insieme a Sgarbi, altro ferrarese, ho difeso dalle manomissioni, palazzo di Ludovico il Moro, il Castello Estense di Bartolino da Novara uno dei più grandi costruttori di Rocche e poi il cimitero ebraico di Ferrara… Ho sperato, a dir il vero, sino all’ultimo di vedere il piccolo ma bellissimo cimitero ebraico di Finale Emilia, dove io portai Bassani. Belli anche i riferimenti all’orto botanico di Roma, dove Bassani si fece una cultura sulle specie arboree, così conosciute dalla immaginata Micol. Unica nota triste vedere i bellissimi Dominique Sanda, è Lino Capolicchio oggi, avrei lasciato come Giorgio avrebbe sicuramente voluto, il ricordo di due giovani bellissimi, perduti in un Eden immaginario. Nota divertente, che avrebbe potuto diventare tragica; quando Giorgio Bassani venne a Torino, lo portai sull’auto di mio papà in giro per Torino a vedere i luoghi più significativi, io alla guida, lui di fianco a me. Ero così emozionata, che ad un certo punto imboccai la corsia centrale di Corso Massimo d’Azeglio e avrei proseguito sino allo scontro frontale, se Giorgio all’altezza del Castello del Valentino non mi avesse detto: “ma non siamo in contromano?”…