EDITORIALE
CANCEL CULTURE E LINGUAGGI DISTURBANTI
Guido Barosio
La storia va riscritta, i simboli vanno cancellati, le statue di Colombo vanno abbattute…
La società non si modifica solo attraverso i conflitti manifesti – guerre, rivoluzioni, crisi economiche o sanitarie globali – ma anche con la politica dei piccoli interventi, apparentemente isolati, distanti tra loro, nella maggior parte dei casi offerti come migliorie del vivere comune, come atteggiamenti progressisti imprescindibili, come novità auspicabili da sempre. Così di fronte a questi aggiornamenti del vivere civile il cittadino non ha che due possibili strade da percorrere: quella solare di un nuovo ordine governato dal bene, e quella oscura del conservatorismo, o, peggio, dell’impronunciabile fascismo. Perché questo avvenga è necessario un grande dispiegamento dei mezzi di comunicazione, mai come oggi così pervasivi e alla portata di tutti, guidati dai social media, che, per la prima volta, permettono a tutti non solo di avere una propria opinione ma di diffonderla ad un pubblico potenzialmente universale. Apparentemente ci troviamo di fronte ad una svolta libertaria del comportamento individuale (tutti mi possono ascoltare? Tutti mi ascoltano!), ma in realtà la manipolazione non è mai stata così profonda e lesiva, mai così evidentemente prevaricante. L’essere umano ‘modificato’, fornito di tastiera palmare e di connessione web, può essere aggregato in un esercito consenziente, comandato a distanza dai modificatori dei principi, della storia e delle idee. Modificatori organizzati in rete indirizzano singoli elementi di un progetto che conoscono bene solo loro, che sanno perfettamente come veicolare, che diffondono conoscendo tecniche, strumenti e obiettivi. Sono il famigerato e nebuloso Deep State? Operano dalle caverne africane come sostenevano taluni sostenitori di Trump? Vogliano rendere l’umanità schiava dei 5G, dei vaccini che ci hanno modificato il DNA? Solo un fanciullo può crederlo, solo un negazionista con le corna sulla testa può immaginarlo. Non esiste una cupola nascosta pronta a prendere il potere, anzi il fatto che qualcuno ci possa pensare assume un evidente valore discreditante contro chiunque denunci manovre o manifesti perplessità. Il modificatore contemporaneo, per raggiungere quanto si prefigge, ha bisogno di un nemico stupido, brutto, cattivo e, soprattutto, ignorante. Così, mentre da una parte viene imposta una nuova morale dall’altra non abbiamo un soggetto critico e attendibile, ma solo un rifiuto della società avanzata, disponibile a sposare la causa della Terra Piatta o a negare le cure mediche, il nuovo totem, la valvola della sicurezza di un mondo che ha rischiato l’estinzione per il virus. Quello che realmente va compreso è che il modificatore planetario è ‘liquido’, sfuggente, destrutturato, unito sui temi ma disaggregato gerarchicamente. Sono tanti ‘io’ che neppure si assomigliano, ma, come gli hacker della rete, manomettono e sostituiscono procedendo nella medesima direzione. Dove arriveranno non dato saperlo, anche perché ciascuno di loro persegue finalità proprie, non è sempre consapevole dell’esistenza degli altri, ma si accorge che il terreno è fertile per mettersi in marcia. Così lo fa, e guarda che cosa accade. La start up di queste strategie è quasi sempre un fatto di cronaca, un episodio deprecabile, un qualcosa che per essere affrontato ha bisogno di qualcos’altro: un afroamericano vittima della polizia, un episodio di femminicidio (termine orribile, ma ho semplificato), un altro di violenza che colpisce i gay…Il movimento Black Lives Matter nasce dalla terribile morte di George Floyd per proporre una visione alternativa della questione razziale. Se le Pantere Nere degli Anni Sessanta avevano come obiettivo l’orgoglio razziale e la tutela dei diritti della loro comunità (espressione violenta di un disagio in assoluto condivisibile), ora la partita in gioco ha fatto un balzo in avanti. La storia va riscritta, i simboli vanno cancellati, le statue di Colombo vanno abbattute, i bianchi sono colpevoli di un mondo basato sullo sfruttamento, sulla prevaricazione e la rapina. Come una palla di neve che rotolando diventa valanga non va più bene Via col Vento, sono da nascondere i cartoon della Disney, il politicamente corretto diventa un mostro che divora tutto e arriva, di rimbalzo in rimbalzo, alla potenziale chiusura del Museo Lombroso di Torino. Seguendo questa deriva la storia non verrà più interrogata e compresa, ma semplicemente cancellata e riscritta. Invece solo lo studio della storia permette di vedere l’evoluzione dell’umanità in prospettiva, di comprendere che accadimenti diversi, in epoche diverse, hanno risposto a regole anche loro diverse. Nella storia guerre e schiavitù sono spiegabili nel loro contesto. E ho scritto spiegabili, non condivisibili, perché nelle vicende antiche (o più recenti, ma passate) nulla è condivisibile perché tutto, o molto, era differente, anche l’uomo stesso. Piuttosto, se vogliamo essere corretti, non esiste la storia ma le storie. I medesimi fatti possono essere raccontati da punti di vista divergenti e alternativi, così ci sarà la storia dei colonizzatori e dei colonizzati, quella dei vincitori e quella degli sconfitti.
E allora lo storico cerca sintesi, mette a confronto, si interroga, offre spiegazioni. Ma la cancellazione e la riscrittura non è colta, ma solo barbaro e ignorante impedimento nei confronti della cultura. Però i linguaggi disturbanti toccano anche altri ambiti della vita civile. La difesa (sacrosanta) dei diritti degli omosessuali ha preso una singolare deriva, fatta di attribuzioni. Oggi quello che era il mondo gay ha preso la denominazione LGBTQIA+, che, aldilà dell’acronimo impronunciabile, etichetta le preferenze sessuali come un manuale di medicina dell’Ottocento (lombrosiano!): lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender, i non indentificati, gli intersessuali, gli asessuali, il più sta per le categorie in divenire. Convinti che queste siano definizioni liberatorie? Non sembra piuttosto una sofisticata ghettizzazione che impone, soprattutto ai giovani, di trovare una definizione a tutti i costi della propria sessualità, pena l’essere additati come ‘non classificabili’? La ricerca, e l’esaltazione, dell’alternativa ad ogni costo, ha in realtà un ‘bersaglio grosso’, quello della famiglia tradizionale, ormai percepita come una riserva indiana abitata da esseri senza alcuna fantasia. Temo che il prossimo obiettivo dei modificatori possa essere l’enciclopedia Treccani, che ancora – forse per poco – espone i concetti di padre, madre, figlio e di gruppo sociale ‘caratterizzato dalla riproduzione’. Un anatema per chi ritiene la famiglia la semplice associazione di esseri che si amano. Tipo due amici e un gatto, vanno bene anche loro. Il fronte dei modificatori è assai ampio e spazia da Zerocalcare, fumetto cult di chi generalmente ‘si oppone’, a Sua Santità Papa Bergoglio. Michele Rech, autore di Zerocalcare, si è recentemente espresso sul concetto “non dobbiamo rinunciare a cambiare una cosa solo perché si è sempre fatta”. Pura Cancel Culture, perché non entra nel merito ‘di cosa cambiare’, e di quali sono i valori da prendere in considerazione o meno, ma si limita a stabilire il metodo, la regola, la sacrosanta possibilità di far sparire qualcosa di cui si ignora il valore. Con atteggiamento analogo il Pontefice equipara la preghiera casalinga a quella in chiesa, non indispensabile, e sottolinea che la proprietà privata non sia un valore fondante dell’umanità. Nel secondo caso esulando evidentemente dai propri ambiti, nel primo assestando un colpo robusto al concetto di Chiesa intesa non come edificio, ma come comunità dei credenti, dalle catacombe in avanti l’unico luogo dove riconoscersi e celebrare. Gli esempi di attività dei modificatori sono comunque numerosi e i singoli episodi facilmente riscontrabili: dalla legge Zan, che chiede provvedimenti specifici contro l’omofobia, quando l’ordinamento giuridico italiano tutela già tutti i cittadini contro i medesimi reati, alla richiesta di leggi specifiche contro il femminicidio (nuovo nome, nuovo reato), mentre i crimini avvengono perché non si applica con rigore e rapidità ciò che è già previsto. Nuove leggi, nuovi nomi, nuove definizioni che non affrontano ma aggirano, però spostano l’obiettivo e creando inediti e potenziali colpevoli: gli uomini, i ‘non LGBTQIA+’, tutti soggetti da osservare con sospetto. La cultura Pop, il cinema e la letteratura sono un grimaldello formidabile: il principe non può baciare la Bella Addormentata perché dorme, Woody Allen e Philip Roth dei pericolosi violentatori, bandita la parola negro (anche se la usano loro, fa lo stesso), i film devono avere protagonisti di ogni sesso, tendenza sessuali ed etnia… Bene, l’elenco, anche se provvisorio, può già essere eloquente. E’ chiaro che il mondo da modificare è probabilmente quello nel quale siamo cresciuti, quello dove avevamo una mamma e un papà, quello dove Pasolini era un grande poeta e non ci si chiedeva a quale lettera dell’alfabeto omosessuale appartenesse, quello dove ci si baciava anche senza chiedere il permesso, bastava uno sguardo, quello dove Garibaldi, Cristoforo Colombo e Marco Polo ci facevano sentire fieri di essere italiani. A chi fa comodo che questo mondo non ci sia più? Ai propugnatori di una società social senza più maestri ma tanti giudici. L’antidoto? Forse il più semplice, fregarsene, fare a modo nostro. E usare le medesime armi, la civiltà dove tutti sono connessi offre opportunità di resistenza praticamente infinite. Un post intriso di buon senso (e un pizzico di veleno) ci farà comunque sentire vivi e faremo rete. Scopriremo di non essere poi così pochi, amici della vera storia, della nostra cultura e delle nostre parole. Espresse bene, col maschile e il femminile, perché conosciamo la grammatica. Se teniamo duro non ce le cancellerà nessuno. Come i concetti di giusto e sbagliato, senza aver mai paura di dire che nel giusto siamo noi.