CINEMA

ROMY SCHNEIDER

Beppe Valperga

Se amo, amo, se sono con qualcuno lo sono interamente e ti assicuro che lo resterò.

Da giorni penso a Romy Schneider, a come poterla intervistare e, con gli occhi della memoria, ho rivisto tanti suoi film. Rosemarie Magdalena Albach Retty – questo era il suo vero nome – è stata un’attrice di grande talento, una donna sensibile e infelice con un tragico destino, impegnata socialmente e di bellezza straordinaria. Nacque a Vienna il 23 settembre 1938 e morì a Parigi il 29 maggio 1982. L’anno prima era morto in un terribile incidente il suo adorato figlio David, le avevano asportato un rene e per questo era debole. Ma era anche depressa, aveva cercato rifugio nell’alcol e nei medicinali. Pare sia stata stroncata da un infarto.

“Ti guardo dormire. Sono accanto a te, mia Puppelè, Bambolina. E penso che sei bella, e che forse non lo sei mai stata così tanto. Per la prima volta nella mia vita e nella tua ti vedo serena, in pace. Come sei calma, come sei bella. Sembra he una mano abbia dolcemente cancellato dal tuo viso tutte le angosce. Ti guardo dormire. Penso a te, a me, a noi.”

Questo è l’inizio della calda e struggente lettera d’amore che scrisse Alain Delon il 29 maggio 1982, in morte di Romy Schneider. L’unica lettera d’amore scritta da Alain Delon. Fu pubblicata su Paris-match. Mi commuovo ripensando alle parole di Delon. Vissero anni d’amore intenso dal 1958 al 1964, qualcuno scrisse che le due star più belle d’Europa si erano innamorate… E immediatamente ripenso alla trilogia di Sissi, rivedo Romy Schneider – il cognome era quello di sua madre, che forse lo aveva imposto, come l’aveva convinta/obbligata a fare l’attrice – radiosa, bravissima a 16 anni, principessa e imperatrice simbolo, in un cinema fatto su misura per superare orrori e distruzioni della guerra. Un successo planetario: i film di Sissi si replicano ogni anno, Romy è sempre Sissi per il pubblico.

  • Non sono Sissi.

Romy Schneider mi appare così, con aria decisa, la sigaretta accesa e lancia in alto, con studiata lentezza, uno sbuffo di fumo.

  • Sì, non sono Sissi – continua senza fermarsi – dicevano che avevo talento, ma io non lo sapevo, l’ho saputo solo dopo il terzo film di Sissi. Mi proposero un milione di marchi per fare il quarto Sissi, rifiutai. Ero trattata come una principessa, avevo tutto. Rifiutai, ma non sapevo cosa volevo veramente fare. Dicevano che ero un bene nazionale tedesco. Rifiutai. Posso dire che in questo mestiere continuare a fare Sissi per me sarebbe stato un suicidio come attrice.

Però ha poi fatto Sissi con Visconti in Ludwig…

  • Sì, ma era un’altra Sissi, sempre principessa di Baviera. Una Sissi diversa. Sì, sono diventata famosa a 16 anni con il ruolo della principessa Sissi. Non ero solo nel film la principessa. Lo ripeto: ero la principessa, mi piaceva. Ma non sono Sissi, sono un’infelice donna di 43 anni…

Già, una star giovanissima, attrice di talento.

  • O fare l’attrice o fare altro. Sapevo che volevo fare altro. Quando ero in collegio dipingevo. Sono arrivata al cinema direttamente dalla scuola. Mia madre ha voluto così. Le donne nella mia famiglia erano le persone forti, la nonna paterna, mia madre e pure io. Ho avuto un sogno: recitare la Cristina di Schnitzler.

Sua madre Magda era stata un’attrice di successo nel Terzo Reich, dissero che aveva simpatie naziste e conoscesse bene Hitler.

  • Non so se abbia collaborato con i nazisti. Ero troppo piccola, non so.

Colonia è la città dei suoi primi successi e delle prime ferite.

  • Sì, ho rifiutato tutto e la Germania. Ho le mie buone ragioni. Ero sempre considerata Sissi e scandalosa per le mie idee. La stampa tedesca è stata contro di me. La mia vita privata è stata gettata nel fango. Ora sono francese, tutto ciò che è tedesco mi fa male. Il francese è la mia lingua del cuore. Rifiuto tutto, rifiuto tutto della Germania, sono tornata in Germania dopo 17 anni e rifiuto tutto. Sono stata accolta in Francia a braccia aperte. La stampa in Francia è diversa da quella in Germania che mi insulta da anni. Berlino è una vergogna per tutto il mondo da 30 anni, immaginate Parigi o qualsiasi altra città divisa in due. Berlino è una città di miei ricordi personali. (quando Romy Schneider rilasciò queste dichiarazioni, il muro di Berlino esisteva invalicabile). Il nazismo è ancora vivo in Germania come anche negli altri paesi, basta guardare la televisione per rendersene conto. Ogni giorno, tutti i giorni.

La star Romy è sempre soddisfatta? Ha mai pensato di abbandonare questo mestiere?

  • Sì l’ho pensato, ma non lo farò, l’elemento professionalità determina la mia vita. Sono molto più preoccupata della mia vita personale. Voglio occuparmi di più della mia vita privata, soprattutto voglio che mi si lasci tranquilla.

Cosa le dà più fastidio?

  • Ci sono certi sedicenti fotografi che mi perseguitano ovunque. Li trovo anche davanti a casa o in qualunque luogo. Immaginatevi cosa sono capaci di fare. Penso che il pubblico abbia il diritto di saperlo.

E veniamo a ciò che veramente conta: l’amore.

  • Se amo, amo, se sono con qualcuno lo sono interamente e ti assicuro che lo resterò. Ho passato molti momenti da sola, in certi momenti fa bene essere soli. Pensavo che a un certo punto non si è più giovane e carina e bisogna avere qualcuno, un luogo dove stare, o una città o un bambino. Quando amo qualcuno lo voglio sposare e voglio dei figli. Ci sono poche donne e pochissimi uomini con cui posso confidarmi. Do del coraggio a un uomo con il mio coraggio, ma questo lo scoraggia. Credo che questo aiuti, ma non aiuta. Quello che fa paura agli uomini è la mia aggressività.

Cosa cerca?

  • Cerco la verità. Si mente tanto in questo mestiere.

Cosa è veramente importante?

  • I ricordi sono la cosa più bella della vita, credo.

Con queste parole, quasi sussurrate, Romy Schneider mi regala un sorriso bellissimo e un po’ triste e uno sguardo intenso, indimenticabile, svanisce in una nuvola di fumo…

(Le parole di Romy Schneider sono citazioni tratte dalle rare interviste)