EDITORIALE

BOOMERS vs CATTIVA POLITICA

Guido Barosio

La coda anagrafica dei Millennial e la Generazione Z senza padri autorevoli sono destinate a smarrirsi.
 Da secoli le generazioni sgomitano e il nuovo vince, sempre. Dalla metà del XX secolo l’accelerazione si è fatta incalzante e – di vent’anni in vent’anni – si procede spediti come mai in precedenza. Tanto che i padroni del presente e del futuro ormai hanno un nome: i Boomers, nati tra il 46 e il 64, la Generazione X, quella dei nativi dal 65 all’80, i Millennial, che si sono affacciati dall’80 al 95 e la Generazione Z, coloro che hanno visto la luce dal 96 al 2010, i più temibili, i più giudicanti. Dopo non si sa. In parallelo la politica è andata a picco. Oggi non solo non ci piace più, ma ci voltiamo dall’altra parte per non guardarla. Magari per vederla scomparire come il gatto di Alice nel Paese delle Meraviglie. Però purtroppo non è così e dobbiamo fare i conti con la sua goffa inadeguatezza, particolarmente sinistra quando si confronta con mesi e anni terribili, segnati da epidemia e tracollo ambientale, terrorismo e naufragi economici. Eppure siamo nell’era della comunicazione globale, la rete connette persino l’inverosimile, la scienza non è mai stata così audace, la vita non è mai stata così lunga. Ma per gestire il futuro servirebbero figure d’altri tempi, competenze scomparse, levature etiche e morali che neanche s’intravvedono. E c’è del peggio nel peggio: il politico mediocre e incompetente si circonda, strategicamente, di figure della propria levatura. Ed ecco palesarsi, con sempre maggior frequenza, esondanti task force, dove presunti esperti allontanano le decisioni procrastinandole, optando per manuali di istruzioni che nessuno si prenderà la pazienza di consultare, mai. Unica consolazione: l’incapace è sovente un irrisolto, non riesce, per sua natura, a fare bene le cose, ma, parallelamente, non ha neanche le doti per creare disastri irreparabili. Così naviga, mediocremente, a vista, senza incidere, senza risolvere, galleggiando lui e facendo galleggiare, male, gli altri. Questo lascerebbe lo spazio per una potenziale riscossa, ma, perché questo avvenga, serve capire la natura del fenomeno. Secondo i Millennial, e ora anche per la Generazione Z, tutto è colpa, inconfutabilmente, dei Boomer: lo sfascio del pianeta, la non sostenibilità delle scelte economiche, la finanza cattiva che strangola individui e nazioni, last but not least, la scombinato scenario politico. Che non è un problema di ‘presenza’, quanto piuttosto di ‘assenza’. Dov’erano,. tra i trenta e quarant’anni, le migliori espressioni dei Boomer e della Generazione X? Nelle sezioni della tramontante Prima Repubblica? Nelle amministrazioni locali? In parlamento? Quasi mai. I talenti osservavano preoccupati lo scenario e si occupavano d’altro. Si affermavano nelle professioni, nelle arti, nella cultura e nella scienza. Alla politica si dedicavano spesso i mediocri, quelli disponibili ad ogni compromesso, i trafficoni sovente a basso voltaggio. Gli altri, coloro che avrebbero potuto dare una svolta alle sorti del paese, si chiamavano fuori. Ed osservavano limitandosi a giudicare. Il claim era semplice, ma purtroppo imbarazzante: ‘tanto non cambierà mai nulla, in ogni caso non mi darebbero la possibilità di modificare le cose’. Come se la politica avesse innanzitutto la colpa di non aspettarli, di non stendere ai loro piedi prati di rose. Oggi questi brillanti renitenti alla leva portano sulle spalle la colpa dell’inazione, e il ‘diritto alla lamentela’ ha la dignità di un assegno emesso a vuoto, anzi di un assegno in bianco consegnato ad una classe dirigente avventurosa prima ancora che avventuriera.

Il problema non è nella qualità delle generazioni, ma nelle scelte di coloro che sono stati espressi dalle generazioni precedenti. La coda anagrafica dei Millennial e la Generazione Z senza padri autorevoli sono destinate a smarrirsi. Perché manca il collegamento, la connessione è andata perduta. La politica è solo il test più evidente. Abbiamo tanti figli ma pochi veri padri, ovunque ci sono imprenditori ma rarissimi maestri. I cinquantenni e i sessantenni di oggi non cercano eredi, preferiscono lo specchio di narciso. E si scandalizzano quando una deputata neozelandese, tale Swarbrick, li prende per i fondelli con l’ormai celebre ‘Ok Boomer’. Che poi ignora – perché l’ignoranza è giovane – che sono Boomer: Barak Obama, Steve Jobs, Bill Gates, Bruce Springsteen, Marina Abramovic, David Bowie, Luis Sepulveda, Diego Armando Maradona e tutti gli eroi del Mundial 82. Provate a cercare gli epigoni tra i Millennial e riderete di gusto. E quindi? E adesso? Una cosa è certa: gli amministratori (italiani e non solo) di questo prossimo 2021 non dovranno  progettare l’immediato ma gettare le basi per il prossimo decennio. Un impegno che coinvolge anche il mondo della scienza, della cultura, dell’arte, dell’architettura  che deve immaginare i nuovi spazi dove vivere e dove abitare. Questo non sarà solo un dopoguerra, ma una rivoluzione epocale del pensiero e del modo di agire. Ce lo chiede il pianeta dove abitiamo, la nostra salute, la nostra ormai inadeguata economia. Serve un patto (tacito o evidente) transgenerazionale. Serve l’imposizione del merito e del talento, serve una selezione delle risorse umane migliori che va persino oltre il concetto di democrazia. L’Italia conserva nella sua storia il modello al quale ispirarsi, ed è il Rinascimento, che fu l’alba di un nuovo sole, dove l’uomo guardava oltre gli orizzonti ed esaltava arte, scienza e natura, tutte parti della medesima armonia. Solo un mondo così vince la paura, perché la paura, in un mondo così, non ha cittadinanza. Nella terra di confine che stiamo esplorando ci viene un soccorso una nuova definizione: Perennial, questa si transgenerazionale. Il Perennial è un Boomer, o una Generazione X, protagonista del presente indipendentemente dall’età, ingaggiante per vocazione, un curioso sempre in fiore che sa come e quando azzardare, tecnologicamente allineato ma consapevole che i libri veri sono fatti di carta e che la rete è ‘grande’, ma una biblioteca ancora di più, che sa stringere amicizie e alleanze indipendentemente dall’età, che non ha paura dei più giovani perché sa e vuole trasmettere. Ce ne sono? Sicuramente si, ma tanti non sanno ancora di esserlo. I confini (tutti i confini) sono caduti, ed è il tempo di guardarsi intorno con urgenza, perché il mondo non ha mai avuto così fretta. La stagione dei mediocri (di questi mediocri) non è destinato a durare, come ogni pandemia ha in se il destino della sconfitta. Ma non possiamo permetterci una seconda ondata, solo una tenace alleanza tra generazioni differenti, e sanate da sterili conflitti, può portare alla guarigione. Ed è guarigione la flag word dell’anno venturo.