PUNTI DI VISTA

LE REGOLE DELLA LIBERTA’

Cesare Parodi

Accartocciatesi più o meno globalmente ideologie forti e apparentemente invincibili, a destra e a manca – come scrive benissimo Yuval Harari nel suo ‘Homo deus’ – e con un approccio religioso/fideistico alla vita sempre più compresso da scienze e tecnologie invasive ed invadenti, la libertà parrebbe essere sopravvissuta a tutto – e forse anche a se stessa – in questa ecatombe di valori e/o principi.  Forse più per demeriti altrui che per meriti propri. Resta il fatto che con la libertà dobbiamo fare i conti. Nel contesto occidentale in positivo, quale valore fondante e universalmente riconosciuto del consorzio politico-sociale, e in negativo in quelle parti del mondo – tante, troppe – dove è vista e vissuta (e agognata) in termini problematici se non difficilmente raggiungibili. Di quale libertà stiamo parlando? Le regole menzionate nel nostro titolo dovrebbero descriverla – essendo la stessa già in qualche modo individuata, aprioristicamente e ontologicamente – o dovrebbero al contrario mostrare la strada per raggiungerla e garantirla, a tutti o almeno a molti?  In questo secondo caso regole non puramente illustrative ma fondanti aprirebbero la strada a troppe ipotesi e subordinate, per queste modeste forze. Resta la prima alternativa: libertà come espressione della possibilità per il singolo di ‘dispiegarsi’ in tutta la propria ampiezza, con l’unico limite della altrui libertà? Già visto, non funziona benissimo. E la libertà come partecipazione di gaberiana memoria discrimina chi della libertà ipotizza -legittimamente – un uso strettamente privato. Se ci sfugge un concetto unitario di libertà; se possiamo essere liberi rispetto alle infinite insidie e pastoie del mondo interno e di quello interiore; se il contenuto della libertà è destinato a essere condizionato da fattori endogeni ed esogeni, politici, economici, sociali e culturali (che da quelli non si sfugge mai) resta una possibilità, ragionevole e percorribile. La libertà non come fine, ma come mezzo, come metodo, come strumento, di vita e di convivenza, con gli altri e (di nuovo) con sé stessi. Liberta come consapevole e costante espressione di responsabilità. Solo chi è consapevole e responsabile può essere veramente libero o aspirare a esserlo. In fondo, lo spirito nasce nel momento in cui si riconosce, come dice Hegel. E allora, se l’essenza imprescindibile, il comune denominatore della nostra società è questa libertà apparentemente indefinibile – ma alla quale nessuno è disposto a rinunciare – e se davvero rappresenta un salvagente nel trionfo del relativismo etico nel quale stiamo affogando, allora la libertà deve essere un obiettivo da conquistare e non un semplice diritto del quale genericamente fruire. Non è un pensiero facilmente condivisibile, in termini morali come giuridici. Il ‘diritto’ per eccellenza, la vera ‘cifra’ di quest’epoca non semplice inquadrato come destinazione di uno sforzo – non gestibile da tutti – e non come patrimonio condiviso e irrinunciabile dei singoli. La libertà occorre meritarsela: giorno per giorno, scelta per scelta. Per sé stessi e – anche – per quelli che di meritarsela non sono o non vogliono o non possono essere in grado. Perché solo così è possibile mantenerla viva, farla propria con modalità compatibili con le esigenze altrui, rafforzarla e adeguarla alle esigenze che il tempo, lo spazio e le relazioni interpersonali ci sottopongono quotidianamente. Una libertà passiva, anonima non può che essere effimera, transitoria, caduca. La libertà di schiavi o servi che ancora non si sono accorti – per negligenza, sciatteria, superficialità, disinteresse- di essere ormai tali. Ecco: essere liberi non è un diritto, ma un dovere, verso di sé e verso gli altri; essere liberi per essere in grado di assicurare una quota di libertà a tutti, perché la libertà collettiva – se esiste, se può essere concepita – si rafforza e si vivifica nel reciproco riconoscimento e nella reciproca fruizione. Un compito preciso, arduo, affascinante, ma sul quale possiamo costruire la nostra certezza di essere uomini, davvero e per sempre.

Cesare Parodi Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Torino

PUNTI DI VISTA

LE INSIDIE DELLA LIBERTA’

Alberto Mittone

Molto si argomenta e molto si sa sulla libertà, sul valore insito, sugli sforzi per ottenerla, sui rischi di perderla. Perché allora è insidiosa? Procedendo per ordine la libertà è un diritto, cioè una facoltà che l’individuo ha di esprimersi in vari campi, di realizzare la propria personalità e non vederla compressa, o peggio ancora umiliata. E’ un traguardo che viene vissuto come ‘espansione’, come dilatazione di un bene prima compresso, è la gioia di poter agire, parlare, muoversi senza censure, senza paletti, senza oscuramenti. Di qui l’insofferenza per chi pone limiti e regole, stabilisce steccati, di qui il ribellismo giovanile e l’aspirazione di una libertà completa, vorace ed onnivora. Questa visione è però densa di insidie, perché non è cosi. Nel nostro paese la carta costituzionale, che andrebbe riposta sul comodino come lettura serale al posto del romanzo reclamizzato in tv, pone un principio non soffre eccezioni: ogni libertà, ad esempio di pensiero o di movimento, non è assoluta ma soffre di limiti. Il cittadino deve sapere che non può fare o dire quello che vuole, come un suo diritto genetico, ma deve soppesare quel diritto con il rispetto degli altri. Le regole giuridiche, ad esempio quelle del codice penale, hanno questo significato: i comportamenti che sembrerebbero la conseguenza delle libertà saranno puniti se violano il diritto degli altri. E quindi quelle libertà hanno un doppio volto, di espressione di diritti e nel contempo di doveri. La manifestazione del pensiero è il caso più vistoso: hai il diritto di dire quello che pensi ma il dovere di rispettare alcuni principi. I momenti attuali, sotto questo angolo di visuale, sono bui. Si succedono episodi di autentica intolleranza sotto l’apparente, ma finto scudo della libertà di espressione. Si colpiscono cittadini con notizie trafugate per il gusto dello scoop, si alimenta l’ansietà morbosa di un’opinione pubblica che da controllore del Palazzo si è trasformata in un tribunale con i tempi televisivi. L’osservatorio è limpido: l’esigenza delle aziende informative è alimentata dall’ascolto, e l’ascolto è direttamente proporzionale alla miccia che si accende negli studi, agli stracci che volano, alle parole che si scaldano. Eccezioni ve ne sono, ma la regola è questa. Basti pensare alla celebrità conquistata da un intellettuale, sconosciuto ai più, che alcuni decenni orsono ha acquisito notorietà, ed ora gloria perenne, insultando una professoressa durante un dibattito in tv, abitudine che non ha perso nonostante ora, nonostante gli anni passati. L’insidia che si maschera nell’uso della libertà è essere scambiata per lasciapassare per l’intolleranza. In questi giorni gli esempi non mancano sul tema del razzismo, come non mancavano ieri su temi altrettanto caldi quali la violenza verso le donne. La democrazia, con le sue libertà, è un involucro delicato, calibrato, nutrito di concetti in apparenza semplici ma in realtà densi di significato. Come osservava un intellettuale francese, Todorov, dobbiamo guardarci dagli ‘eccessi di democrazia’, dal ritenere che con la democrazia tutto sia concesso, spendibile, godibile, quasi consenta l’inebriamento individualistico. Così non è e non deve essere: occorre ammonire che i valori costituzionali, e quindi le libertà, sono da tutelare ma non dissipare gioiosamente in una sorta di edonismo giuridico. Esistono le libertà degli altri, talora minoritarie, divergenti, sgraziate, ma sempre da tutelare anch’esse. I pericoli, a ben guardare, non vengono più fortunatamente da nemici esterni che le possono mettere in pericolo. Gli attentati provengono dai nemici interni, spesso scambiati per alfieri delle libertà, ma non lo sono. Individuiamoli e indichiamoli, senza riserve, con realismo, senza acquiescenza, con intransigenza. I tempi cambiano, ma i problemi restano. Inalterati, talora purtroppo aggravati.

Alberto Mittone Avvocato Penalista in Torino