Il ‘nostro’ Mondo sarà un avamposto, ma anche un veliero. Avamposto perché oggi manca un giornale dichiaratamente culturale, libero e accogliente, pronto ad ospitare idee e pensieri, opinioni anche dissenzienti tra loro, per nulla schiavo della velocità imposta dal web e dai social, indifferente all’informazione strillata e ancor più a quella approssimativa. Ma anche un veliero che sappia salpare verso il futuro, la fantasia, il sogno, se necessaria, la provocazione. Il veliero ti fa sentire il vento e che tutto ti può appartenere, contrappone idealmente la gioia alla noia. Da troppo tempo la cultura ed il piacere sono proposti come elementi distinti e contrapposti. Noi proveremo, con certificata presunzione, a ricomporre lo spiritò dell’Agorà, delle terme romane e del Rinascimento. Dove scambiarsi le belle parole era un esercizio edonistico, che arricchiva il dialogo e permetteva di portarsi a casa un pezzo di sapere in più. Per accogliere questo progetto abbiamo scelto di ispirarci a quello che – secondo noi – è stato il periodico più sfidante e originale della storia del giornalismo italiano. Un giornale risolutamente colto, ma anche ‘bello’, graficamente impeccabile, italiano di un Italia che non ci sarebbe mai stata e internazionale nell’anima, senza essere debitore di nulla a nessuno. La sua storia inizia poco più di settant’anni fa. Era infatti il 19 febbraio del 1949 quando debutta Il Mondo, testata dalla ‘schiena diritta’, ineguagliabile palestra di talenti, attrattore irresistibile per lo scenario culturale dell’epoca. Un periodico alternativo e indipendente. Alternativo rispetto ai due schieramenti dominanti, quello democristiano e quello social-comunista; indipendente nei confronti del potere economico e finanziario. Direttore responsabile Mario Pannunzio, redattore capo Ennio Flaiano. L’elenco dei collaboratori annovera un parterre senza eguali nella stampa dell’epoca: Benedetto Croce, Gaetano Salvemini, Mario Soldati, Ernesto Rossi, Alberto Moravia, Leonardo Sciascia, Marco Pannella, Giovanni Spadolini, Eugenio Scalfari, Tommaso Landolfi, Indro Montanelli, Luigi Einaudi (sotto lo pseudonimo di Manlio Magini), Giovanni Arpino, che su Il Mondo debuttò, e – tra gli stranieri – Thomas Mann e George Orwell. Ma ci siamo limitati solamente alle figure iconiche di un elenco autorevole ed apparentemente interminabile. Per descrivere la squadra del Mondo Eugenio Scalfari coniò lo slogan: “progressisti in politica, conservatori in economia, reazionari nel costume”, frase mai particolarmente amata da Pannunzio. Comunque in quel laboratorio presero forza le voci di un’altra Italia. Lui, Pannunzio, non fu solo il direttore, ma il prototipo del direttore. L’uomo capace di attrarre attorno ad un progetto comune i grandi solisti della cultura, l’artigiano che componeva tutti i titoli e sceglieva ogni foto, l’ispiratore di una ‘terza via’ politica nel paese che non ebbe mai compimento, ma che restò un’utopia che nulla ha perso del suo smalto. Politicamente Il Mondo non si schierò mai in modo esplicito, ma dai suoi ‘amici’ prese forza il Partito Liberale prima e quello Radicale dopo. L’8 marzo del 1966, con un editoriale disilluso di grande dignità politica, Mario Pannunzio annunciò la fine delle pubblicazioni. Tre anni più tardi Mozzocchi rilevò Il Mondo per poi cederlo, due anni dopo, a Rizzoli. La testata – attraverso sorti alterne – resistette fino al 2014. Ma lo smalto e lo spirito di un tempo non vennero più riproposti ne ricercati. Noi invece oggi a quella grande avventura vogliamo ispirarci con grande rispetto, ma anche con la consapevolezza che settant’anni sono passati, e Il Mondo di oggi non può più essere quello di allora. Per rispetto delle vicende e dei tempi abbiamo registrato una testata nuova, aggiungendo quel ‘di Pannunzio’ che per noi è un sentimento di appartenenza e di riconoscenza. La testata nasce on line ma, graficamente, si ispira a quel formato ‘rotocalco’ del periodico originale. Il nostro Mondo può quindi essere anche ‘sfogliato’, osservando i servizi proposti uno dopo l’altro. Solo articoli veri, schede di cultura, omogenei nella lunghezza, affidati a contributori esperti del tema che trattano, come sempre dovrebbe essere. Qualsiasi confronto con la squadra dell’epoca è ovviamente impari, ma abbiamo raccolto un team di menti libere, autorevoli, pronte a condividere con voi il piacere della scrittura. Piacere che vogliamo centrale in ogni articolo proposto. Non troverete piccole rubriche, inutili box, frattaglie decorative. Anche in questo senso procediamo in direzione ostinata e contraria, come Il Mondo delle origini. Abbiamo sposato la formula newsletter: per leggere il nostro Mondo è necessario iscriversi, chi lo farò riceverà via mail tutti i nuovi articoli pubblicati. La nostra sarà una testata viva, costantemente aggiornata, entreranno servizi diversi mentre i più datati andranno in archivio. La formula newsletter permetterà di stampare ed archiviare gli articoli preferiti, così i nostri lettori potranno comporre il proprio rotocalco personale. Il nostro Mondo nasce a Torino, perché a Torino il Centro Pannunzio tiene accesa ‘la fiaccola sotto il moggio’, mantenendo vivo lo spirito di quell’intransigente giornalista e uomo di cultura che creò un giornale indimenticabile. Nella sede del Pannunzio, sfogliando il primo numero del 1949, ci è venuta l’ispirazione per questa avventura ambiziosa e sfidante. Grazie al professor Pier Franco Quaglieni, presidente e fondatore del Centro, abbiamo approfondito il tema e deciso di dare un futuro a questa bellissima idea che parte da lontano. Senza di lui, che ci auguriamo di avere sempre al nostro fianco, Il Mondo non avrebbe ripreso il suo cammino. C’è un periodico, dall’altra parte dell’oceano, che interpreta i tempi come piace a me: The New Yorker. Il suo ultimo slogan cita: ‘journalism that matters’, giornalismo quello che conta. Glielo rubo volentieri.