CINEMA

INTERVISTA IMMAGINARIA

Beppe Valperga

Caporali son quelli che vogliono essere capi. Di caporali ce ne sono tanti, di uomini ce ne sono pochissimi.

L’impresa non è facile, per tante ragioni. Ottenere un’intervista da Totò, che dimora da oltre mezzo secolo nell’aldilà, è quasi impossibile: tanto per dire, quando era in vita, di interviste ne concedeva di rado, molto di rado. Totò è il comico italiano più popolare di sempre, uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano. Una carriera strabiliante e intensa, sul palcoscenico 53 spettacoli teatrali, 97 film, un film come doppiatore (La vergine di Tripoli, del 1947), 5 film come sceneggiatore, attore televisivo, 16 caroselli, molte apparizioni in televisione, premi, una laurea honoris causa e tante onorificenze. Tutto ampiamente meritato. Non basta, Totò era un principe, discendeva dagli imperatori bizantini, il principe più amato d’Italia. Era nato a Napoli nel rione Sanità il 15 febbraio 1898, morì a Roma, per infarto, nella sua casa ai Parioli, il 15 aprile 1967. Era nato Antonio Vincenzo Stefano Clemente, da Anna Clemente, nel 1933 fu riconosciuto e adottato dal Marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri che gli trasmise i suoi titoli. Antonio De Curtis in arte Totò, come stabilì il Tribunale nel 1950, poté essere legittimamente Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino del Sacro Romano Impero, Esarca di Ravenna, Duca di Macedonia e di Illiria, Principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, Conte di Cipro e di Epiro, Conte e Duca di Drivasto e di Durazzo. Infuriarono polemiche e opinioni vere e false di ogni genere. Il principe era imperiale e tale rimase. E da vero principe si comportò, serio generoso, senza farsene vanto in giro, aiutò chi aveva bisogno. Pochi mesi dopo la sua morte, Franca Faldini, amatissima compagna, dichiarò: “io per la legge italiana non sono mai stata sposata con Antonio. Ma questo lo volli io, Antonio aveva già preparato tutte le carte. Era mio desiderio dimostrargli che, data la sensibile differenza di età (33 anni) tra noi due, gli ero vicina per amore e per null’altro.”

“Franca mi ha amato e io ho amato lei, ora basta. Mi intervisti senza quisquiglie”

Totò è apparso di fianco a me, inappuntabile, elegante, abito, cravatta, camicia bianca, la sigaretta tra le dita.

  • Principe, sono onorato, pensavo a quanto sia stato amato

Totò – Non posso stare, io, senza una donna. – l’ho detto a Oriana Fallaci nel 1963 – Sarà perché sono meridionale, sarà perché odio gli uomini: ma le donne, secondo me, sono la cosa più bella che ha inventato il Signore. Mia madre voleva per me una carriera militare o religiosa e non voleva vedermi sul palcoscenico.

  • Per quale ragione non ha seguito la volontà di sua madre Anna che, forse, la voleva prete?

Totò – Abbandonai l’idea di diventare prete proprio quando scappai con una canzonettista, a vent’anni. Ma che ci vuol fare: io, quell’affare della castità non lo capisco.

  • Conosceva bene l’arte della seduzione… Disse di Lei Silvana Pampanini “era di una gentilezza estrema e soprattutto sapeva come farti sentire donna… Totò era un maestro nell’arte della cortesia” Magari era un tantino pentita di non aver ceduto alla sua corte, alla sua passione. La rifiutò.

Totò – Sì, non ne parlo.

  • Lei è stato amatissimo dal suo pubblico

Totò – Sì, forse. Visto che mi faccio i fatti miei e non do mai fastidio. Non me ne importa, tiro a campa’. Tanto il bene me lo voglio da me.

  • Lei è sempre stato riservato

Totò – Non sono un uomo colto, e questo mi pesa. Vorrei aver studiato di più, aver letto di più. Aver guardato di più. Vorrei essere stato più curioso, non sono mai stato curioso. Osservatore sì, tutti i miei personaggi nascono dall’osservazione, ma curioso mai.

  • Non c’è dubbio, come è vero che espressioni come quisquiglie, pinzillacchere, fa d’uopo fanno parte della lingua italiana

Totò – Una gioia, un onore, un piacere.

  • Principe, il suo personaggio Totò è indimenticabile, ma Lei affermò che non le piaceva

Totò – Non mi piace neanche un po’. Non mi piace come uomo: fisicamente. La faccia è asimmetrica, lunga, triste. Non mi piace come personaggio, mi sta antipatico. Lo pensavo quando mi vedevo al cinematografo, il che capitava assai raramente perché ho sempre detestato guardarmi allo specchio o sullo schermo. Totò non mi piace come attore, come recita, perché non lo so, non mi fa ridere.

  • Eppure Totò fa parte della storia del cinema italiano, Lei è stato un grandissimo attore, Totò è una maschera popolare, espressione di una cultura popolare antica e Lei lo trova solo triste?

Totò – Perché è triste.

  • Lei è un grande attore, le sue battute, la sua mimica, i suoi movimenti sono imitati, c’è chi si domanda come facesse

Totò – Non lo so. Non sono mai stato ginnasta. Da ragazzo andavo in bicicletta. La mimica, le espressioni? Un istinto, venivano da sé. Ho fatto tante cose, sono passato con disinvoltura dalla commedia dell’arte alla prosa, all’operetta, al varietà, al cinema, alla rivista, alle canzoni, al film serio. Non comando la mia faccia, è la mia faccia che comanda me.

  • Il successo le ha dato la felicità?

Totò – Non mi rende infelice. Ciascuno ha da portare una croce e la felicità non esiste. L’ho scritto anche in una poesia: Felicità: vurria sape’ che d’è/chesta parola. Vurria sape’ che vvo’ significa’. Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità è fatta di attimi di dimenticanza.

  • Era religioso?

Totò – Religiosissimo! Andavo a messa, mi comunicavo. Ci credo. Non bevo, non bestemmio, non sono geloso. E poi sono un uomo molto logico, un ragionatore: ciò che esiste va accettato.

  • È superstizioso?

Totò – Maledettamente superstizioso. Quando era martedì o venerdì, 13 o 17, poteva cadere il mondo, mi chiudevo in casa.

  • Le piaceva viaggiare?

Totò – Viaggiare? Che mi importava di viaggiare? Un po’ più bianchi, un po’ più neri, un po’ più freddi, un po’ più caldi, gli uomini son tutti uguali, i caporali sono tutti uguali.

  • Siamo uomini o caporali è stato un suo film straordinario

Totò – Già, all’epoca sì. Caporali son quelli che vogliono essere capi. Sempre gli stessi. Odio i capi come le dittature, le botte, la malacreanza, la sciatteria nel vestire, la villania nel parlare e mangiare, la mancanza di puntualità, la mancanza di disciplina, l’adulazione, i ringraziamenti. Di caporali ce ne sono tanti, di uomini ce ne sono pochissimi.

  • Lei ha sempre frequentato donne bellissime

Totò – In un modo o nell’altro son stato sempre accoppiato, pardon accompagnato. Amo troppo le donne, riesco perfino a non essere geloso. Se una donna ti vuol bene, è felice. Se non ti vuol bene, ne prendi un’altra. L’uomo è poligamo. Ma a Franca sono sempre stato fedele.

  • Cosa rappresenta la casa per Lei?

Totò – Sono un misantropo, la base della mia vita è la casa. La casa per me è una fortezza, quasi una persona, quando vi entro la saluto come una persona: buonasera casa. È difficile vivere con me. Amo esser solo, per contemplare, per pensare. Resto solo la notte, giro per la casa, sto seduto, penso molto, sento la radio. Amo tutto ciò che è scuro, tranquillo, senza rumore. La risata fa rumore. Come il giorno. Non rido, sorrido raramente. Non è esatto dire che sia triste, son calmo, privo d’ansia, l’ansia non la conosco. Amo l’eleganza della notte. Sto bene a casa.

  • Principe, Altezza Imperiale, cosa contano tutti i suoi titoli?

Totò – Il mio è un titolo nativo, come per tutti i miei antenati sin dal 362 avanti Cristo. Sono Altezza Imperiale e molti altri titoli. Ma il mio più bel titolo resta Totò. Con l’Altezza Imperiale io non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino, con Totò ci mangio dall’età di vent’anni.

  • E i nobili come la trattavano?

Totò – Mi guardavano con la puzza al naso. A ogni modo, me ne infischio di come mi trattavano: perché il mio titolo è più forte del loro. E poi su queste cose la penso come lo spazzino della mia poesia ’A livella: quella del marchese che è seppellito accanto allo spazzino e vuol mandarlo via. E su questo cosa pensa Lei?

  • Penso esattamente come lo spazzino, Principe

Totò – Oh oh, bravo…

Scompare e resto con il suo libro ’A livella – ormai introvabile – in mano. Nell’aria un refolo di profumo. Mi pare di sentirlo ancora mentre dice, guardandomi ironico, Sono un uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo.

(le parole del Principe sono rivisitate dalle sue rare dichiarazioni e in particolare dall’intervista di Oriana Fallaci a Totò, L’Europeo 1963)