Amo il Brasile. Perché ci sono nato e quei giorni della mia infanzia non li dimenticherò mai: e oggi rappresentano una carezza al passare del mio tempo. Porto, dentro di me, l’orgoglio di essere figlio, nipote e pronipote di migranti veneti: e nella metropoli paulistana ho imparato a detestare qualsiasi forma di razzismo, oltre a tifare per il Palmeiras, l’ex Palestra Italia.

La trasformazione digitale non ha confini per definizione. Si muove velocemente e in modo trasversale all’agire umano.
Non è né buona né cattiva. Dipende da come la si gestisce e da come la si usa e le parole chiave per interpretarla alla
fine sono quelle che accompagnano da sempre l’umanità nel suo cammino: responsabilità e fiducia.

Sul tema dei cambiamenti climatici, da una trentina d’anni bombardati da continui allarmismi e scenari catastrofisti, credo siamo rimasti un po’ annichiliti, frastornati, un po’ scettici, ma alla fine svagati e remissivi sulle cause individuate e sulle azioni conseguenziali decise dalle organizzazioni internazionali, UE e stati europei. Talmente svagati che non ci siamo accorti che nell’aprile scorso tali organismi hanno approvato l’intesa (legge sul clima) sulle emissioni di CO2 (anidride carbonica), ovvero di ridurle del 55% entro il 2030 e di arrivare alle emissioni zero entro il 2050.

L’estate non deve far troppo bene alla lucidità dei filosofi. Due di loro – assai illustri – hanno contribuito, con argomentazioni alte e nobili, a quella mala informazione ricordata su questa pagine dall’editoriale di Guido Barosio: Giorgio Agamben e Massimo Cacciari, cui si è rapidamente unito Gianni Vattimo. (A questi si potrebbe aggiungere Diego Fusaro, che con grande difficoltà riesco ad includere nella cerchia dei filosofi).

La gestione fallimentare della politica occidentale in Afghanistan ci pone brutalmente davanti ad una domanda: ma noi, che ci stavamo a fare, davvero, in Afghanistan? Le risposte risuonano, ora più che mai, vuote: “per la democrazia, per la libertà, per la liberazione delle donne!” Ma oggettivamente chi ce l’ha chiesta, questa democrazia? Perché ostinarsi a volere un Afghanistan democratico quando l’Afghanistan ha dimostrato di non volere una democrazia importata?

Ah che gioia, che libertà, andare in moto a cento all’ora, sentendo il vento sibilare tra i capelli! Peccato che sia vietato, da quando è stato introdotto l’obbligo di indossare il casco. Legge liberticida! Che senso ha? Riflettiamoci: se voglio mettere a repentaglio la mia vita, per godere di un’emozione, allo Stato cosa gliene cale? Ho sempre pensato che il suicidio sia un diritto liberale, in questo caso, poi, è solo un rischio… Vi sono almeno due ragioni per cui esiste questa legge.

In questi ultimi tempi, torna prepotentemente alla ribalta il tema della “Giustizia” e della sua riforma. Il nuovo governo Draghi lo ha posto tra i suoi obiettivi prioritari, anche perché ce lo impone la Commissione Europea se vogliamo l’approvazione, e i fondi, del Recovery Plan. Nel contempo era stata lanciata la campagna referendaria sui temi della giustizia, promossa dal Partito Radicale e sostenuto dalla Lega.

La mia infanzia nella provincia pugliese è stata scandita dai programmi della TV di Stato, l’amata mamma Rai, che ci deliziava con i suoi programmi di qualità, che riempivano le nostre serate invernali di ingenui provinciali. Il sabato sera era speciale, con quei rutilanti varietà e le soubrette che sgambettavano e cantavano quei motivetti che ci entravano in testa e che ci tormentavano per anni.

L’episodio dello sgarbo cerimoniale ai danni della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, riportato da tutti i media ormai a livello planetario, è infinitamente sconfortante, ma non tanto, ritengo, per le ragioni addotte da vari commentatori inerenti la volontà implicita del sultano di voler umiliare l’U.E. e i suoi rappresentanti al massimo livello, dati risaputi, e neppure per l’inqualificabile comportamento di Charles Michel, assisosi ancor prima del sultano sulla poltrona riservatagli e postosi colà a osservare interdetto, incapace della reazione che qualunque cittadino europeo, e non solo,

C’è una trasmissione di Radio Capital – I Sopravvissuti – condotta da Pif e Michele Astori che va in onda ogni sabato mattina. Uno di quei contenitori dove tra ironia, non sempre vincente, e spunti giornalistici, a volte forzati, per cercare il grottesco ad ogni costo, si fa il punto sugli eventi della settimana. In una recente edizione del programma i due conduttori propongono una crociata dove l’obiettivo sembra facile: eliminare la strada dedicata a Giuseppe Bottai nel piccolo centro di Vairano Patenora nel casertano.