Nel suo ‘Il tramonto dell’Occidente’ (pubblicato in versione definitiva nel 1922) Oswald Spengler sosteneva che le civiltà – come il corpo umano – affrontano quattro fasi: infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia. L’autore segnalava che la civiltà occidentale (come quelle che l’avevano preceduta: babilonese, egiziana, araba…) era entrata già in decadenza nel XIX secolo.

Viviamo su una scacchiera in bianco e nero, incapaci di muoverci da soli quando attorno si crea una nebbia grigia. Senza bussola, senza sestante, aspettiamo come orfani di burattinaio che le mani delle ideologie ci muovano avanti o indietro, di qua o di là.

Talvolta rievoco ancora la mano che mi teneva, vedo una goletta nera attraccata al porto di Sanremo e ricordo le passeggiate serali quando mio padre mi raccontava della Folgore, la snella nave, del Corsaro Nero.

Leonardo Sciascia (1921- 1989) è stato uno dei più grandi scrittori italiani del ‘900, di fama internazionale come dimostrano le sue opere che sono state tradotte e pubblicate in tutto il mondo. Oltre che per le sue doti di scrittore, Sciascia è stato un raro esempio di intellettuale libero, che non giudica, non  sentenzia, non esprime verità assolute;

E’ mai possibile che qualsiasi studente universitario, di liceo o di scuola dell’obbligo abbia almeno “orecchiato” i nomi di Annibale, della battaglia di Canne o di Teodorico e navighi invece nel buio più completo quando si parla di Aldo Moro, di piazza Fontana, di “compromesso storico”?

La prima ondata  aveva travolto l’Italia prima di ogni altro Paese  occidentale. Ne eravamo rimasti frastornati. Con un ritardo di due settimane avevamo finalmente capito che si trattava di un nemico completamente sconosciuto che dovevamo affrontare a mani nude,  senza sapere come gestirlo.

Una mia amica, giovane imprenditrice, Alessandra di Pasquale, ieri ha scritto su Facebook: “Ma quale dei condottieri nella storia dei secoli dell’umanità, che guidava centinaia di migliaia di soldati alla vittoria o alla morte,  marciando con miseri sandali di cuoio, attraverso montagne, foreste, deserti sconosciuti, usando mappe disegnate a mano e il sole e le stelle come unico riferimento, cambiava strategia ogni tre giorni?

Di qualunque orientamento religioso, filosofico o politico si possa essere, che si sia credenti, atei o semplicemente laici, non si può negare la potenza delle ultime affermazioni di Papa Francesco. Di questi giorni l’aperura clamorosa del Pontefice alle coppie gay, per le quali auspica il riconoscimento legale da parte dello Stato.

Non c’è pace per l’Armenia. I conflitti di queste ultime settimane ne sono la conferma. Un padre sui social urla al mondo il suo dolore per la morte di suo figlio diciottenne abbattuto sul fronte. Quel volto giovane e forte è diventato il simbolo dell’Armenia odierna, il simbolo di una guerra che sta urlando un po’di attenzione all’Occidente ed al mondo intero.