FUTURO

IL TEMPO, AL TEMPO DI INTERNET

Paolo Vieta

Oggi porzioni sempre più ampie della nostra esistenza sono dematerializzate e poste in rete.

Ormai è chiaro a tutti che viviamo in un’epoca digitale in cui ruolo della connessione è preponderante, siamo al tempo di internet. Con svariate conseguenze, anche sulla nostra percezione: come internet ha cambiato quella del tempo, al tempo di internet? Oggi porzioni sempre più ampie della nostra esistenza sono dematerializzate e poste in rete. Anche solo venti anni orsono avevamo armadi pieni di vinili, di musicassette, di vhs, oggi è tutto sparito, con conseguenze indirette anche sull’arredamento, ma non per questo si ascolta meno musica o si guardano meno film. Anzi le possibilità di fruizione stanno aumentano enormemente con le piattaforme di streaming e non mi riferisco solo alle nuove uscite, quanto soprattutto agli archivi. Discorso analogo, ma più lento e con più resistenze, per la carta stampata e per i libri; oggi faccio più in fretta a trovare online una foto della Cattedrale di Sale di Wieliczka, che non a prendere in mano la guida che ho comprato durante la visita. Libro che inevitabilmente ingiallisce e si impolvera, portando con sé i segni del tempo. Già, i segni del tempo. Quando guardavamo le foto delle vacanze, stampate in cartaceo, erano scolorite, spiegazzate, a volte irrimediabilmente perdute, ma non v’era dubbio alcuno sul tempo che era trascorso e cui si riferivano. Discorso analogo per i ritagli di giornali, per i libri presi in biblioteca, per le videocassette a noleggio; tutto portava su di sé il segno del tempo ed implicitamente una datazione. Persino il gossip, il pettegolezzo su amici e parenti, raccontato oralmente da qualcuno, aveva una chiara collocazione temporale; anche quando non si vedeva qualcuno per anni e ci si confrontava, si raccontavano le nascite o i matrimoni dei figli e dei nipoti, sempre con una scansione temporale definita. Per non parlar del fatto che incontrare le persone vis à vis, difficilmente poteva trarre in inganno circa la scarsa clemenza degli anni. Nell’era di internet tutto questo è stato stravolto. Le informazioni messe in rete non ingialliscono, che siano foto, film, libri o notizie, sono tutte poste sullo stesso piano: quello di una ricerca su Google o sulla pagina di un social.

Il che può essere decisamente fuorviante, se non vi prestiamo la massima attenzione. Molti postano sul profilo social la loro foto migliore, magari in posa, incuranti del fatto che, di anno in anno vi somiglino sempre meno, ma chi non li frequenta magari si trae in inganno. Sulla mia patente c’è ancora la foto di quando la presi diciottenne, ma è chiaro a tutti che mi rappresenta molto poco, se l’avessi messa online non sarebbe così chiaro. Se guardiamo le foto che si sono succedute nella storia di un profilo Facebook, sono tutte sullo stesso piano, ma qualcuna ha anche dieci anni o più. Quando cerchiamo notizie di qualcuno su internet, i risultati delle ricerca sono allo stesso livello, ma alcune sono non più attuali. Così facendo ho scoperto, per caso, che una mia conoscente ha dovuto rispondere ai giornalisti per il figlio arrestato in un paese dell’est, al che ho quasi pensato di contattarla per esprimerle la mia solidarietà, poi mi sono accorto che la notizia era del 2007. Chissà come è andata a finire la vicenda e se lei l’ha nel frattempo superata, di certo non l’ho cercata per costringerla a rivangare. Le piattaforme di streaming, man mano che aumentano per numero ed offerta disponibile, mettono a disposizione archivi sempre più vasti. Il che è un’ottima cosa, perché moltiplica la libertà di scelta dello spettatore, senza che questi sia vincolato dall’obsolescenza o dal degrado del supporto fisico (videocassetta, dvd, etc.). Nel farlo, però tendono a mettere tutto sullo stesso piano: mentre scrivo Netflix mi propone, tra i titoli del momento, una sitcom iniziata nel 2005 e conclusa nel 2014! Non stupiamoci poi, se l’attrice è più attraente che nell’ultima apparizione pubblica, nel film usa ancora un Blackberry! Nell’era di internet i segni del tempo, cui eravamo abituati, sono sfumati se non svaniti del tutto. Questo rischia di alterare la nostra percezione e la nostra capacità di discernimento: così come è difficile cogliere la differenza tra ciò che è attendibile e ciò che non lo è, diventa sempre meno immediato capire cosa è attuale e cosa non lo è più, da tempo.