RELIGIONE

IL NARCISISMO DEGLI ANTICHI E DEI MODERNI: IL PAPA DA FAZIO

Eugenia Massari

Nascosti nell’ipnotico discorso, affiorano le tracce dei significati.

E così credeva che quella ombra avesse vita,

che istesse nell’acqua,

e non si accorgea che fosse l’ombra sua.

(Anonimo, Novellino)

Incantato dall’immagine che gli restituisce bellezza e perfezione, Narciso langue sul bordo di uno stagno. E proprio l’illusione che l’inganna, eccita i suoi occhi, scrive Ovidio nelle Metamorfosi. C’è un’autoesaltata scintilla negli occhi degli ingannatori. Foriera del piacere in cui il portatore è immerso. Ma l’inganno genera anche nell’ingannato, oltre che la paralisi della ragione, l’ipnotica, goduriosa fissità nell’immagine stessa. È attraverso il sapiente gioco dell’evocazione d’immagini sempre rimandate e con l’uso non coerente del linguaggio, che l’allumeur tiene in scacco la sua preda, secondo le teorie di Gabriele Lenzi, che in L’Eterna fuga. Nascita del desiderio amoroso e strategie di dominio, analizza i rapporti sentimentali dei narcisisti perversi. Immagine, dominio, occhi, linguaggio. Nella mistica sufi, l’amore che fissa gli occhi sulle immagini del mondo è associato all’inganno e Iblis stesso, il diavolo, è immaginato nell’atto di proiettare visioni nell’essere umano, infrapponendosi tra la realtà e la sua percezione, attraverso i sensi. Per i mistici ebrei e i cabalisti, il mondo è filtrato da uno schermo che impedisce all’essere la visione dell’Essere, l’Ein Sof. Filtri e veli sono le brame e i desideri individuali che impediscono il cammino spirituale dell’uomo nell’Induismo, il velo di Maya, questo mondo ingannatore, il Dunya arabo. Di queste immagini, di questi stimoli, l’uomo moderno è circondato costantemente. Le immagini sono foriere di linguaggio non detto e portano con sé filosofie. Non valgono solo per sé stesse, ma per quello che dicono mostrandolo e non dicendolo. E con quello che lasciano infilare nel discorso, quando dicono. L’uomo moderno, diseducato alla logica, lo ignora. È troppo concentrato nell’assorbimento passivo di un piacere promesso dal produttore e consegnato seduta stante, al fruitore dell’inganno. Ignora ciò che vede, ma quel che vede l’infiamma e proprio l’illusione che l’inganna eccita i suoi occhi, Ovidio vede e sa che Narciso ignora l’inganno. Narciso lo crede vero e, assorbito nell’amore per quella visione meravigliosa che gli appare e che altro non è che un riflesso nell’acqua, è disposto a tutto pur di possederla, pur di non staccarsi da quel piacere. Anche all’autodistruzione. Come il telespettatore davanti al lago dello schermo. L’uomo moderno è facile all’inganno, vi è educato fin dalla tenera età. Con l’uomo moderno non c’è bisogno di andare sul sottile. Una grossolana associazione di concetti semplici, frame comunicativi sconnessi ma in grado di evocare piacere nell’ingannato, sono sufficienti all’estetica intellettuale dell’uomo moderno. Alle sue capacità logiche. La RAI ci offre così un moderno modello di interpretazione del reale.

Abbattuta ogni ieraticità – e dunque ogni rimando alla sacralità – del culto e del ruolo, smembrato ogni rigore della logica e dell’intelletto, attraverso l’associazione d’immagini vuote e un uso del linguaggio associativo e manipolativo, abbiamo assistito al simposio televisivo tra Fazio e Bergoglio. Domande e risposte, concordate a ricomporre un discorso univoco, una filosofia da esporre, dividendosi le parti e i ruoli tra intervistatore e intervistato. Nascosti nell’ipnotico discorso, affiorano le tracce dei significati. Concetti di paganesimo con il “culto a San Giuseppe”, anzi all’immaginetta “cui chiedere per i propri bisogni e necessità” – a Fazio stava sfuggendo un “desideri” -. Il perdono che è un “diritto della creatura”. Diritto di perdono davanti alle altre creature e al Dio stesso, dal momento che affermare che “l’uomo ha il diritto di essere perdonato” implica che dall’altro lato ci sia un dovere a perdonare. Al di là di ogni pentimento o evoluzione o cambiamento. Il perdono non è una misericordia di Dio che perdona colui che si pente e smette di fare il male eventualmente alle altre creature, ma un “diritto dell’uomo”. Inclusività, no borders, l’uomo al centro di ogni cosa, la community prima dell’individuo. Fino ad arrivare al male come “inspiegabile”. Bergoglio non è nuovo all’espressione di concetti, infilati in più articolati discorsi, che esprimano l’esatto opposto della teologia cattolica – come anche molti eminenti teologi, Vescovi e Cardinali hanno avuto modo di sottolineare in questi anni-. L’amore di Narciso per sé stesso arreca al bellissimo giovane piacere, è questo piacere che lo incolla in basso a guardare la sua stessa immagine. Ma è un amore sterile. Il narcisismo è la negazione stessa dell’Amore. Ciò che brami non esiste! Ciò che ami, se ti volti, lo perdi! Narciso scopre infine che quello che ama è sé stesso. E invece di fuggire dalla sterilità e tornare alla vita, decide di immergersi totalmente in sé è lì trovare piacere eternamente. No, grave non mi è la morte, se con lei avrà fine il mio dolore; solo vorrei che vivesse più a lungo lui che tanto ho caro. Ma Ovidio è chiaro: Dice, e delirando torna a contemplare quella figura. Narciso rimanda allo stagno la propria immagine, lo stagno gliela restituisce. L’intervistatore rimanda al sacerdote la propria immagine, l’immagine dei propri desideri e di una religione confortevole per il proprio io e il sacerdote, come uno specchio di lago, gliela restituisce. Lo spettatore rimanda allo schermo la proiezione dei propri piaceri e lo schermo gliela restituisce. Il fedele rimanda alla nuova Religione l’immagine di religione che più gli aggrada e la Religione, come un qualunque produttore di merce, gliela restituisce. È l’immagine di un paradiso artificiale. Uno specchio dove l’uomo moderno, completamente narcisista, possa vedersi sempre assolto. Senza doveri, senza metafisica. Dove il cosmo, dove Dio stesso si pieghi ai desideri umani. Dove, separato dalla fertile realtà, l’uomo sia trascinato nella venerazione della realtà virtuale del proprio ego.

BIBLIOGRAFIA

Gabriele Lenzi, L’eterna fuga. Nascita del desiderio amoroso e strategie di dominio, Transeuropa ed.

http://www.transeuropaedizioni.it/dettaglio_libro.php?id_libro=79

Ovidio, Metamorfosi, ed. BUR