STORIA

IL GOLPE BORGHESE

Pier Franco Quaglieni

I golpisti italiani non erano adeguati allo scopo che si prefiggevano di raggiungere.

Sono trascorsi cinquant’anni dal tentato golpe Borghese del 7 e 8 dicembre 1970. Fu un fatterello insignificante di pochi insorti piuttosto velleitari,  che lo stesso Borghese bloccò sul nascere e che al processo si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati, Borghese compreso, che preferì restare (e morire) in Spagna, dove era fuggito per scampare all’arresto. Nel 1967 c’era stato il golpe dei colonnelli greci, che avevano assunto il potere e che faceva da punto di riferimento anche in Italia per gli scontenti della politica ma con una radicale differenza: i golpisti italiani non erano adeguati allo scopo che si prefiggevano di raggiungere, e le istituzioni repubblicane del 1970 in Italia erano abbastanza solide da prevenire l’azione di pochi esaltati. Saragat Presidente era una garanzia sicura. Successivamente fu la sinistra a trovare nel golpe pretesti polemici, una sinistra che l’anno prima aveva fomentato l’autunno caldo e vedeva, in modo superficiale e fazioso, i pericoli giungere solo dall’estremismo di destra. Nel 1969 Almirante aveva ripreso la guida del Movimento Sociale Italiano, con intenti bellicosi e movimentisti  ben distanti dal “parlamentarismo“ di Arturo Michelini. A dar fuoco alle polveri fu il ’68, i cui eccessi furono giustificati da alcuni, perché per loro rappresentava una nuova Resistenza, seguito dal tragico attentato alla Banca dell’Agricoltura di Milano,  inizialmente attribuito agli anarchici. Il clima infuocato di quei giorni intimidì i moderati, ma solo Giunio Valerio Borghese poteva illudersi che essi lo avrebbero seguito. Un’intelligenza politica come quella di  Almirante mai avrebbe seguito i velleitarismi del principe  nero. Il golpe fu una farsa di nostalgici della camicia nera. Per altri versi, neppure la Marcia su Roma di Mussolini fu militarmente una cosa seria. Le rivoluzioni le ha tentate seriamente, magari senza riuscirvi,  solo la sinistra.

Anche l’ Esercito Italiano, per antico lealismo sabaudo, fu indenne da pronunciamenti politici alla sudamericana, se si esclude l’episodio di Fiume di cent’anni fa, non a caso ispirato da un poeta. Quello fu l’unico golpe, per quanto limitato, che si può annoverare nella storia d’Italia. Solo l’ingenuo e sprovveduto Edgardo Sogno pensò di imitare Borghese con un altro golpe da operetta qualche anno dopo, con l’aggravante che Sogno era stato un comandante partigiano valoroso. Borghese fu un eroico marinaio durante la seconda guerra mondiale, che si meritò la medaglia d’oro al valor militare e l’ordine militare di Savoia. Dal 1940 al 1943 contribuì a scrivere pagine meritevoli di essere ricordate con orgoglio ma dopo l’8 settembre 1943 seguì Mussolini, tradendo il giuramento prestato al Re e la sua X Mas si macchiò di crimini orrendi a fianco dei tedeschi. Il nome X° Mas genera anche oggi orrore ed evoca morti atroci. E’ vero che la X si schierò anche contro Tito in difesa di Trieste italiana, ma ciò che fece contro il movimento di Liberazione fu di gravità inaudita. Più’ che a cercar la “bella morte “ la X, portò morte a tanti giovani italiani che lottavano per la libertà; anche se l’amnistia di Togliatti fece uscire di galera Borghese che, dopo poco tempo, divenne per qualche anno presidente del MSI.
Io credo che Borghese fosse digiuno di storia e ignorante di politica, un vero e proprio  esaltato. Solo così si spiega il mancato golpe di cinquant’anni fa, un tentativo senile che, in extremis, lui stesso o qualche suo consigliere fece abortire, comprendendo la follia politica di un gesto scriteriato; scrivendo questo, non voglio certo sottovalutare la violenza di sinistra che ci fu e sfociò negli anni di piombo e di un terrorismo che rischiò – quello sì – di abbattere la Repubblica.