CINEMA

INCONTRO CON ALBERTO SORDI, INTERVISTA IMMAGINARIA

Beppe Valperga

E sì, ‘Un americano a Roma’ è stato un bel film. Una recita a soggetto. Bona la prima, tutto improvvisato”

Il 15 giugno 1920 nasceva a Roma Alberto Sordi in via San Cosimato 7 a Trastevere, si può dire nel cuore della città eterna. Quella casa non esiste più, ma a quell’indirizzo c’è una targa che lo ricorda. Si poteva non intervistarlo? La risposta è scontata, così sono tornato dall’amica versata nelle arti evocatorie, ci siamo messi subito all’opera, e, dopo una ventina di minuti, lei mi ha detto: “Non si può, Sordi nega l’intervista”. Deciso a non buttare la spugna, ho proposto di evocare Onofrio del Grillo per chiedergli di appoggiarci. Sì, proprio lui, l’alto dignitario pontificio, marchese di Santa Cristina e conte di Portula, l’aristocratico che, si disse, amava le burle, interpretato da Alberto Sordi nel film di Mario Monicelli ‘Il marchese del Grillo’ (1981). Fu un successo per Sordi, che aveva due parti: il marchese e il suo sosia, un uomo del popolo romano. Il marchese Onofrio, vero esempio di cortesia aristocratica, è apparso subito e ha assicurato il suo aiuto, non senza precisare che ‘quello là’ non può rifiutargli nulla.  Infatti poco dopo è apparso Sordi, vestito come lo Sceicco Bianco con l’aria interrogativa, poi, in un baleno, si è trasformato: giacca, cravatta, un completo elegante, come quando andava in televisione, alle premiazioni, a tante manifestazioni o semplicemente in giro.

Eccomi, che desiderate?”

Lei è Cavaliere di Gran Croce dell’ordine al merito della Repubblica, medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte, attore, regista, al suo attivo 190 film. Come ha cominciato?

Presto, prestissimo, nel 1927. Ero un fusto, ero bello come er sole, un pupone bello e riccio, me chiamavano faccia d’angelo. Non c’era ragazzina che non si innamorasse de me. Quando, a sette anni, vinsi il concorso Bimbi belli, non potevo più uscì, più annà in giro”.

Bene, era un bel bimbo, ma come ha cominciato a recitare?

Ho cominciato con l’avanspettacolo. Molti sacrifici, molte umiliazioni. Quando c’era l’avanspettacolo, lo spettacolo lo faceva il pubblico. Si dovevano mantenere le promesse fatte altrimenti si potevano prendere un sacco di botte. Comunque era molto più elegante lo spettacolo di una volta”

Mai prese, le botte?

Mai che mi ricordi, piacevo al pubblico. Ero disposto a tutto, facevo il ballo classico, ero l’ultimo della compagnia e mangiavo una volta sola al giorno prima dello spettacolo. Una volta mangiai abbondante pasta aglio olio e peperoncino e una ballerina russa, sì, era russa, mi diede uno schiaffone forte. Dopo il capo compagnia mi chiamò e disse: “Così non va, ti aumento la paga di 10 lire, ma tu mangia qualcosa di meglio…”

Come i maccaroni di Nando Meniconi?

E sì, ‘Un americano a Roma’ è stato un bel film. Una recita a soggetto. Bona la prima, tutto improvvisato”

Come le nasce l’idea di un film, per esempio ‘Fumo di Londra’, che ha diretto?

Ogni storia dei miei film nasce prima dal personaggio e attorno al personaggio nasce la storia”.

È la formula del successo?

Vivo in mezzo alla gente. Il personaggio che interpreto è un personaggio che ho conosciuto. Il personaggio ha successo perché, come l’ho visto io, l’ha visto anche il pubblico. Vedo la realtà nei suoi aspetti, pregi e difetti e sentimenti. Ho fatto tanti italiani all’estero, all’epoca gli italiani viaggiavano e lavoravano fuori”.

Cosa pensa della nuova comicità?

Il pubblico mi ha accettato sin dalle prime proposte, ha fatto la mia fortuna. Non ho avuto bisogno della trasgressione. Bisogna mantenere una buona presenza. È un incentivo per farsi guardare. Ho avuto successo. Coloro che non ce l’hanno trasgrediscono, lo fanno per far parlare di loro. Non sono artisti. Non resterà memoria”.

Come vive?

“Bene. Lavoro, la domenica mi alzo con comodo, vado a messa, torno a casa per il bel pranzo, mi riposo, salvo eccezioni, poche. Sono romano”.

E l’amore? Di lei si raccontano storie, molti sussurrano di relazioni intense.

Non direi mai, sono stato con questa donna, non si dice mai con che donna sei stato, un gentiluomo non lo dice. I flirt privati non si devono sapere. Tanto che non ho mai baciato davanti alla macchina da presa. Lo mettevo in contratto: io non bacio. E ora saluto e mando un abbraccio al mio pubblico”

A queste parole appare seduto in vestaglia su una sua poltrona, durante l’ultima intervista in cui riaffermava l’amore reciproco con il suo pubblico. Alberto Sordi è morto il 24 febbraio 2003 a Roma e, come era certo, rivive per tutti ogni volta che rivediamo un suo film.

(Le parole di Alberto Sordi sono tratte da interviste rilasciate durante la sua carriera)