CULTURA
Occidente e Oriente, la libertà’ degli antichi e dei moderni
Eugenia Massari
“Ti ho spiegato qual è il dovere degli Spartiati. Pur essendo liberi, non lo sono completamente: hanno un padrone, la Legge, che temono molto di più di quanto i tuoi uomini temano te”.
Certo, i Greci hanno inventato la democrazia. Avevano un parlamento – l’ecclesìa – e diversi consigli: la boulè, le corti, l’areopago. Ma contemplavano la schiavitù e solo alcune categorie di persone erano considerate parte attiva della comunità. Esclusi schiavi, stranieri, donne. Sulla libertà degli antichi e dei moderni hanno scritto i maggiori pensatori delle democrazie occidentali. Uno fra tutti Benjamin Constant. Per i moderni la libertà coincide con la democrazia e si può riassumere nell’uguaglianza dei cittadini davanti alle leggi. Per le culture antiche la libertà è un concetto molto diverso. Siamo nel palazzo di Serse. Il re persiano, che si prepara ad attaccare la Grecia, consulta Demarato, spartano che vive presso di lui. Scrive Erodoto: “O re, è impossibile che gli Spartani accettino mai le tue proposte, che comportano la schiavitù per la Grecia;[…] ti affronteranno in battaglia, anche se tutti gli altri Greci dovessero schierarsi dalla tua parte. Riguardo al loro numero, non chiedere quanti sono per osare agire così: che si trovino a scendere in campo in mille, in più o in meno, essi combatteranno”. Serse scoppia a ridere e replica con pragmatismo:“Mille uomini si batteranno contro un’armata così grande? Siamo realisti: mille o diecimila o cinquantamila uomini, […] non soggetti a un unico capo, come potrebbero opporsi a un’armata così imponente? Se fossero agli ordini di un solo uomo, secondo il nostro sistema, potrebbero, per paura di costui, diventare più valorosi di quanto non siano per loro natura e marciare, costretti dalla frusta, contro nemici superiori per numero, pur essendo in meno; ma, lasciati liberi, non farebbero nulla di tutto ciò! “Demarato continua: “Ti ho spiegato qual è il dovere degli Spartiati. Pur essendo liberi, non lo sono completamente: hanno un padrone, la Legge, che temono molto di più di quanto i tuoi uomini temano te; fanno dunque ciò che essa ordina, e ordina sempre la stessa cosa: di non fuggire in battaglia neppure davanti a una folla di nemici, ma di restare al proprio posto e di vincere o morire”. Da un lato Serse, l’Oriente, che non concepisce che la costrizione: la paura è ciò che tiene insieme il suo esercito. Dall’altro lato Demarato, l’Occidente mediterraneo. La libertà per Demarato, non è la democrazia. Demarato identifica la libertà, in opposizione alla schiavitù, con l’onore e il dovere di combattere per la propria città e per i propri interessi.
Greci e Romani identificavano con la loro libertà, la Civiltà stessa. Vedevano come non-liberi gli orientali, che servivano i loro re perché pagati o per paura. Questa idea di libertà affonda le sue origini nelle civiltà contadine delle piccole comunità. Nelle organizzazioni aristocratiche a matrice guerriera, dove gli eserciti sono formati dagli abitanti. Fino a che gli eserciti sono eserciti di uomini liberi, il libero è colui che partecipa al beneficio della comunità. Lo schiavo è colui che è catturato in guerra, mentre il non-libero, allo schiavo assimilabile, è trascinato, costretto o pagato e agisce per l’interesse altrui. Nel tardo antico il paradigma muta: con il predominare delle milizie mercenarie, con la formazione del grande latifondismo e i vincoli che, attraverso il sistema del debito, legavano i braccianti alle terre dei padroni e le piccole proprietà alle grandi, si strutturerà il mondo medievale. Dove, fondamentalmente, sono tutti schiavi e servi. Meno che le esigue classi elevate che li dominano. Nelle monarchie e aristocrazie del ‘500, del ‘600, del ‘700 è il rango – sangue e soldi – a dare la libertà. Nella Chiesa, un’aristocrazia teocratica traspone l’impossibile libertà materiale nella promessa di una futura libertà post-mortem. Con le esplorazioni commerciali, il Colonialismo, la Rivoluzione Industriale, è soprattutto in Francia e Inghilterra che il dibattito sulla libertà si anima. E mentre nel Vecchio Mondo si cominciano a delineare i primi passi per un’uguaglianza di fronte alle leggi, è nel Nuovo Mondo che rinascono le grandi economie a produzione schiavile. Alimentate dalle culture africane. Dove la riduzione in schiavitù avviene per razzia e la richiesta da parte delle compagnie europee esaspera gli usi locali. Creando i grossi mercati delle città costiere, come Fort Apollonia. Ecco che quello che era stato Oriente, diventa Occidente.
Note e link
Il «Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni» Benjamin Constant
Luciano Canfora. La democrazia degli antichi e dei moderni
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842053682