POLITICA

METAVERSO E POLITICA: LO SCENARIO DISTOPICO CHE PARLA AI GIOVANI

Serena Fasano

Il Metaverso può essere l’occasione per i partiti di essere  connessi con l’evoluzione della società.

E se la soluzione della politica per parlare (finalmente) ai e alle giovani non fosse legata ai temi, ma ai luoghi? O meglio, ad una nuova dimensione, il Metaverso? Le elezioni più pazze e corte della storia repubblicana, senza tempo ma si spera con idee, si giocano già sullo spazio digitale: non sfugge a nessuno che la tenzone elettorale sarà giocata principalmente sul campo di battaglia dei social, maledetti e benedetti insieme, che non hanno vincoli di investimento media, neppure di silenzio elettorale, e dove si può interagire e parlare 24 ore su 24, sette giorni su sette. Una fatica immensa, anche per i social media manager, una buona dose di hate speech da cui disintossicarsi, e radar ovunque per non perdersi nessun tweet dell’avversario. Gli altri media sono in affanno. Non possono essere utilizzate la TV, la stampa e la radio a diffusione nazionale, per nessun messaggio elettorale a pagamento (vi ricordate la legge di D’Alema per arginare Berlusconi?). Ci sono ovviamente i dibattiti televisivi, gestiti in par condicio, su cui tutte le emittenti si stanno organizzando (La7 subito pronta con “Verso il voto”) e che vede la partecipazione prioritaria dei segretari di partito o candidature di punta. Dal 25 di agosto non sarà più possibile uscire con affissioni, se non negli spazi contingentati (le plance comunali, per intenderci). Questo fatto, legato all’acquisto ogni quindici giorni, alle città vuote ad agosto e al principio territoriale delle candidature, limita moltissimo l’utilizzo di questo media, che è un must in campagna elettorale anche per l’estrema visibilità (pensiamo al 6×3 all’uscita delle tangenziali, o nelle stazioni ferroviarie). In parte, si può superare il vincolo grazie ad un “vuoto” normativo sulla versione dinamica (tipo i camion con la vela, o i bus, i tram, ecc.), ma alcune città, come Milano, hanno vietato questo utilizzo. E quindi la soluzione è chiara: l’utilizzo dei social come non ci fosse un domani. Ma questo non avvicina la politica ai giovani? No. Facebook è il regno dei boomer, Instagram non è un canale per veicolare contenuti di propaganda, Tik Tok ha un suo linguaggio e per quanto Salvini ci provi, risulta fuori luogo. Twitter funziona ancora, ma soprattutto per gli uffici stampa.

I giovani non sono qui, sono già altrove. Negli eventi di Fortnite, nella realtà degli Oculus, nella virtualità che li ha mantenuti connessi durante la pandemia, in tutto il mondo gaming che permea la loro vita. Le generazioni Z e alfa sono quelle che non vedono la differenza tra realtà fisica e virtuale, che passano da una all’altra con estrema facilità e che vivranno il Metaverso in modo più intenso. E gran parte di queste generazioni a breve inizierà a votare. Il Metaverso può essere la vera occasione per i partiti di essere finalmente connessi con l’evoluzione della società, avvicinandosi ai giovani nel loro spazio? Può essere un’opportunità, a patto di entrare in punta di piedi, chiedendo permesso, senza arroganza, mettendosi in ascolto e a disposizione e cambiando prospettiva?  Il partito che si farà queste domande, anche senza dare una risposta, ma cercandola dimostrando visione, forse avrà in mano una chiave di lettura in più per il suo futuro, non solo per l’avvicinamento al mondo dei giovani, ma anche per la consapevolezza dell’evoluzione della società. Il primo ragazzo che ha discusso la tesi nel Metaverso ce l’abbiamo già. L’azienda che ha scoperto l’acqua pure. Il brand che creano (e vendono) le collezioni di moda virtuali si sprecano. Ci manca il partito che apra la sua sede, per farla diventare un luogo interessante e inclusivo. E qui, non si può barare. Perché i giovani non si ingannano, soprattutto se si gioca a casa loro. L’obiettivo, all’inizio, non deve essere quello di fare propaganda, ma di raccogliere idee e istanze, con un mood che metta a proprio agio il target. Immaginare una futura campagna elettorale nel Metaverso non è un esercizio distopico, è già una prospettiva molto reale. Questo non vorrà dire abbandonare gli altri spazi di comunicazione politica ed elettorale, ma aumentare le opportunità di contatto. Si continuerà ad essere sui social, a parlare nelle piazze e nei circoli, a scrivere mail, a uscire con affissioni 6×3 nelle stazioni e sulle pagine stampa locali, a mandare messaggi nelle chat, per raggiungere tutte le generazioni. Ma si aggiungerà un touch point, che non si può ignorare. Poi, ci sarà bisogno di regolamentazione e tutela legale: ad oggi, però, la legge elettorale non è stata ancora modificata per includere nel silenzio elettorale i social, nonostante l’uso massivo. A proposito di evoluzione della società e della politica.