CULTURA
LA GRANDE BELLEZZA NON C’E’ PIU’
Donatella D’Angelo
Wanderlust significa letteralmente ‘desiderio di vagabondare’, passione irrefrenabile per il viaggio e per tutto ciò che al viaggio si collega.
Nei giorni scorsi, ho letto sui social accorati appelli alla RAI, affinché le “splendide ” trasmissioni in prima serata di Alberto Angela non vengano annullate, come da fonti attendibili si paventa. In effetti l’ascolto è sempre molto alto, quasi da serie di successo, con ricavi pubblicitari presumo consistenti ed interessanti per l’Azienda. A leggerla e interpretarla così, parrebbe che il popolo italiano sia, più degli altri, incline ed interessato alla sorte dei beni culturali, alla Bellezza, stante anche il boom del turismo in luoghi di grande valenza storica. Cultura ed enogastronomia, che caratterizzano da sempre i nostri territori, hanno un buon riscontro, con i resort, gli agriturismi, gli alberghi storici in luoghi culto. Anche l’editoria, con libri su vite di pittori, scultori, architetti che diventano subito best seller, così come serie tv su artisti del passato, forse perché molto romanzate, Leonardo e Caravaggio solo per citarne due. In questo tripudio di smodato interesse per l’arte si assiste viceversa ad una crescente disattenzione per la cura delle nostre città, per la conservazione della Bellezza, per la rivitalizzazione dei centri storici, per il recupero di monumenti simbolo. Ho sempre sostenuto, sono ormai più di 35 anni che lo faccio, che i turisti stranieri, ad esempio, li dobbiamo attrarre con la nostra unicità, il nostro primato culturale e non sperimentando “nuovi” ipotetici quartieri densi di grattacieli, definiti visionari. Il confronto poi con città di lunga o nuovissima tradizione di edilizia verticale, risulterebbe infatti perdente, e i nostri grattacieli appaiono nanetti informi, il più alto in Italia è a Milano la Torre Allianz di 249 mt, rispetto ai 828 mt del Burij Klifa di Dubai ed il costruendo Jeddah Tower di 1008 mt. Da noi invece esistono borghi dove le costruzioni verticali ardite per l’epoca, erano un simbolo di potere dei maggiorenni locali, come a San Gimignano, definita la New York del medioevo, ricca di suggestioni, fascino e testimonianze uniche. I seguaci di Angela pare non manifestino nessuno sdegno, se alcune delle oltre città d’arte, che sono la nostra immagine, la nostra peculiarità, la nostra risorsa, vengono abbandonate o alcuni Monumenti simbolo della nostra Cultura, come la Scala di Milano, vengono manomessi per trasformarli in un luogo da mega concerti pop. La schizofrenia acuta che affligge critici e pseudo intellettuali fa si che venga apprezzato il nuovo volume appoggiato al simbolo della lirica per eccellenza. Contestualmente ci si dichiara perplessi al ripristino del pavimento del Colosseo. Poiché di ripristino si tratta, vedi mio articolo su Il Fatto Quotidiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/10/colosseo-progetto-ricostruire-larena-non-trinceriamoci-logica-non/1259874/. Gli stessi futuri orfani di Angela, fanno poi le code agli outlet, che sono la ricostruzione becera di Borghi antichi però dimenticati, vedi: https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/11/basta-borghi-artificiali-gli-imprenditori-adottino-quelli-abbandonati-o-distrutti/3024568/
Lasciano in pieno centro a Torino, nell’incuria più totale, un “Borgo in città” che è la Cavallerizza Reale, di cui se ne sono completamente e colpevolmente disinteressati ben tre sindaci. Per non parlare del complesso monastico di Sant’Antonio di Ranverso, per cui avevo presentato all’Ordine Mauriziano un progetto di rifunzionalizzazione, ben visto dalla Soprintendenza e che mirava, tra l’altro, alla originaria funzione. Sia la Cavallerizza che Sant’Antonio, una volta recuperate nella loro integrità, possono costituire un sicuro ritorno economico, se la destinazione d’uso ha una valenza non localistica e soprattutto non demagogica: https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/01/cavallerizza-a-torino-dopo-lincendio-una-proposta-per-salvarla/1104066/ Non parliamo poi del nefasto incentivo fiscale definito Bonus Facciate, che sta alterando la fisionomia dei nostri centri storici. La non ricerca minuziosa delle cromie originali attraverso indagini archivistiche e saggi stratigrafici, ha prodotto sinora dei guasti clamorosi, come ho detto a La Stampa in un’intervista al bravo Andrea Parodi e scrittone sempre su Il Fatto. L’amico Domenico DeMasi, viceversa, nell’apprezzare un mio articolo su Linkiesta, citava Leo Longanesi, arguto e fine intellettuale del Novecento, che diceva “in Italia alla manutenzione si preferisce l’inaugurazione!“, basterebbe rileggere ogni tanto gli elzeviri di Longanesi, Pannunzio, Flaiano per cibarsi di intelligenza, sano sarcasmo e disincanto oltre critica e lucida visione delle cose, specie adesso in un’epoca sommersa dalla banalità arroganza dall’ignoranza e superficialità. Un’epoca storica dove mai c’è stato tanto abbandono dei Beni Culturali, basti pensare agli oltre 100.000 immobili di grande interesse storico architettonico, di cui il 60 % fatiscente, molti di questi recuperabili con un saggio restauro ai fini turistico ricettivi, e per cui specie gli stranieri ambirebbero fruirne. Tranne casi virtuosi come la già citata San Gimignano, Gubbio, Todi e Grosseto, quasi tutte sono fatiscenti od ancora peggio orrendamente recuperate. Mi si dirà che sono piccole realtà a fronte di grandi centri storici, i cui due candidati Sindaci, di Roma e Torino, recentemente hanno affermato di voler iniziare dalle periferie… Le grandi città sono però con i quartieri, come l’insieme di tanti, altrettanti, piccoli paesi. Torino, oltre che avere in pieno centro storico il simbolo del degrado, la già citata Cavallerizza, ha anche strade e marciapiedi in uno stato da trauma post bellico: https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/28/strade-dissestate-le-nostre-citta-le-buche-e-la-manutenzione-che-non-ce/1135895/ Sembra impossibile che la civiltà che ha inventato strade e ponti ora le lasci disastrate e foriere di tragedie. Ricordiamoci Longanesi… Insomma il grande seguito di trasmissioni – oltre la citata Meraviglie ci sono Linea Verde, Paese che vai, AR – sono solo per molti, troppi, un video; non reali presenze, in alcuni casi vicinissime od addirittura dentro le nostre citta, da tutelare e non solo guardare in tv.