CINEMA
ANNA MAGNANI
Beppe Valperga
Ho avuto tanti insegnamenti dalla vita che non se ne può dire uno… Il coraggio. Il coraggio.
Uno strano autunno, il primo dell’era COVID direbbe lo storico, l’abbassarsi della temperatura annuncia l’inverno imminente. Per sfuggire a queste ovvietà mi sono rifugiato tra i libri, ho preso in mano uno scritto di Svevo, un librettino e poi: “dormi? Sono qua e tu dormi!”
Al suono di quella voce inconfondibile ho aperto gli occhi: lei era lì vicino a me, mi ero assopito e Anna Magnani mi guardava tra il seccato e l’impaziente. Non è possibile, mi dico, non ti ho evocata. Lei legge i pensieri e precisa: “me evoco da me”. Ebbene diamoci da fare, incominciamo e mi risento emozionato come quando uscii dal cinema dopo aver visto “Bellissima”, in un cineclub nel 1970. Lei era Maddalena Cecconi, una popolana di Roma, una madre disposta a qualsiasi cosa per far sì che la sua bambina superasse un provino per un film. La speranza di un avvenire meraviglioso. Ma un trafficante le rubava tutti i risparmi.
– È proprio vero che i sogni si infrangono sulla realtà spietata?
Anna – Guardami. Non togliermi neppure una ruga, le ho pagate tutte care. Non sono una donna debole, sono una donna che sa quello che vuole, che lo ha sempre saputo. Di errori ne ho fatti parecchi, di cattive azioni mai. Non dimentico i torti subiti, spesso non li perdono, ma non mi vendico: la vendetta è volgare come il rancore.
– Però ad Amalfi all’albergo Luna, in una scenata epica, hai rovesciato un piatto di spaghetti in testa a Rossellini…
Anna – Sì… vivevo intensamente l’amore. Avevo paura di essere abbandonata. Non sopportavo i sotterfugi. Sono molto leale, non credo di avere un cattivo carattere. Chi sono io? Chi sono io…
– Fellini disse “ Anna Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo di orgoglio”. E poi sei stata una delle più grandi attrici del Novecento, in cinema e in teatro. C’è chi dice la più grande.
Anna – No, non mi fido. Non so se sono capace di recitare, ma dentro di me ho tante donne, duemila donne. E se faccio finta d’esse un’altra, ecco che recito.
– Silvio D’Amico, nel 1927 quando frequentavi la scuola di arte drammatica Eleonora Duse, di te disse: “è venuta una ragazzina, piccola, mora con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono assegnate: è già un’attrice…”
Anna – Invece Goffredo Alessandrini, quand’era mio marito, disse che non ero fotogenica, ero scarmigliata. Un’attrice, un attore è una cosa molto difficile da definire, degli egoisti, degli egocentrici, ma guai se non ci fossero gli attori. Sono passionale, gelosa, possessiva, non sopporto la slealtà. Forse ho fatto l’attrice per un gusto, un’ambizione di essere amata da tanta gente. Non so nemmeno se lo sono, un’attrice. Una sera sono in un modo, una sera in un altro. Non so dare un’opinione su me stessa, la lascio dare agli altri.
– Hai cominciato con il teatro, la prosa, hai fatto la rivista che ti ha dato grande popolarità.
Anna – Sono orgogliosissima di questo periodo, penso di aver fatto delle belle cose. Sono nata a Roma a Porta Pia, non ero ricca, la mia famiglia non era ricca, ho sofferto la fame il primo anno della mia carriera. Guadagnavo talmente poco, che non potevo permettermi due pasti al giorno.
– Sei diventata Nannarella, simbolo di Roma, una donna affascinante. E poi il cinema e il grandissimo successo di “Roma città aperta” di Rossellini, sei diventata una star mondiale.
Anna – Roma città aperta… non sono mai riuscita a rivedere quel film senza piangere.
– Pure io piango sempre quando ti rivedo correre dietro al camion e cadere falciata da una raffica. Indimenticabile. La tua vita è stata intensa, sei felice?
Anna – Ho avuto tanti insegnamenti dalla vita che non se ne può dire uno… Il coraggio. Il coraggio. Non si può, rintanandosi a casa, aspettare di mangiare tutti i giorni. Sono felice? Sono felice? Sono vulnerabile. So affrontare i grandi eventi, ma le piccole cose mi demoliscono. Oi vita, oi vita mia. C’è dei giorni in cui non mi posso vedere. Sono profondamente umana, sento di avere molta poesia dentro. Mi pare che basti. A Roma nella mia casa dalla terrazza di palazzo Alfieri trovo la mia calma, trovo la mia pace.
– Una pace stabile non l’hai mai trovata. Nella vita come nello spettacolo hai donato te stessa, l’amore, la passione. Ti sei sempre rialzata dalle cadute.
Anna – Non c’è niente de più bello de na persona in rinascita. Quanno s’ariarza dopo na caduta, dopo na tempesta e ritorna più forte e più bella de prima. Con qualche cicatrice in più ner core sotto la pelle, ma co la voglia de stravorge er monno, anche solo co un sorriso. Invecchiando non voglio sembrare più giovane. Voglio sembrare più felice. Non ho ancora imparato a farmi scivolare tutto addosso, ma meglio ruvida che viscida. Er monno è pieno di maschi, Mma scarso de Omini.
I poracci non so quelli che non c’hanno niente dentro al portafogli, i poracci so quelli che non c’hanno niente dentro l’anima. Succede così raramente di incontrare una persona umana fra il prossimo. Son più umane le bestie degli uomini e ogniqualvolta mi accorgo di questo mi viene una tal voglia di andarmene, ritirarmi in campagna, dove nessuno mi veda, tra i cavalli, tra i polli.
– Il cinema ti deve moltissimo, che vuoi dirne?
Anna – Il cinema oggi è fatto di festival, di cannibalismo, di quell’idiozia che chiamano incomunicabilità, di quegli intellettuali che pretendono sempre di insegnare qualcosa e sottovalutano il pubblico, dimenticando che il pubblico è composto sì di individui insicuri ma, messi insieme, questi individui insicuri diventano un miracolo di intelligenza. E l’intelligenza non sopporta d’esser menata pel naso dagli imbecilli che si mettono in cattedra. Non vedo l’ora di non fare più l’attrice, di non essere importunata dal mondo in cui vivo! La popolarità mi piace, l’ho detto. Embè? Chi me la leva se vo a stare in campagna? Della carriera che ho avuto sono fiera. Embè? Chi me la leva se pianto ogni cosa?
Ride, la sua risata è inimitabile. Non c’è più. Mi pare di risvegliarmi da un sogno. Sul tavolo una vecchia rivista con una sua foto. Pare mi sorrida. Anna Magnani nata a Roma il 7 marzo 1908, morta a Roma il 26 settembre 1973.