LETTERATURA

AGATHA CHRISTIE, REGINA DEL CRIMINE, SOVRANA SENZA CORONA

Patrizia Foresto

La Christie ha creato due leggendari personaggi: Hercule Poirot e Miss Marple.

Ogni donna ha almeno un oggetto che la caratterizza, un rimando certo quando il pensiero corre a lei: il colore del rossetto, un profumo, un anello, un oggetto della sua quotidianità, del suo lavoro e tanto altro. Per la regina del mistero, Agatha Christie, quell’oggetto è stato sicuramente la sua vecchia e gloriosa macchina da scrivere con cui si era instaurato un legame profondo e continuo tale da aver collaborato a farla diventare la scrittrice più letta del pianeta con oltre due miliardi di libri venduti e tradotti in quarantaquattro lingue, diciassette commedie teatrali e novantatré romanzi di cui sessantasei gialli, ancora tutti in stampa, dai quali sono stati tratti numerosi film, uno fra tutti “ Dieci piccoli indiani “, oltre a sei romanzi sentimental psicologici firmati con lo pseudonimo Mary Westmacott. Questo oggetto della sua quotidianità era per lei indispensabile perché soffriva di disgrafia, un deficit di carattere motorio nei processi di natura grafica. È forse per caso che il mondo ha conosciuto la sua arguta ed intrigante penna, intinta in veleni a lei ben noti per aver lavorato in tempo di guerra presso una farmacia in preparazioni galeniche come assistente speziale, perché la sua grande aspirazione fu quella di cantante lirica, un’arte che studiò a Parigi ma che non la vide mai protagonista. Fu invece quasi per scommessa che iniziò, nel 1916, la sua vita di scrittrice a seguito dell’invito della sorella a scrivere un romanzo poliziesco e lei, accettando la sfida, scrisse “Poirot a Styles Court“. Non andò mai a scuola per scelta della madre che si occupò personalmente della sua istruzione nella quieta campagna del Devonshire, a Torquay, in una casa aristocratica con un’impronta tipicamente britannica dove era nata nel 1890 in una famiglia dell’alta borghesia inglese. Di lei si sanno molti particolari grazie anche alla sua autobiografia, “La mia vita“, una fatica letteraria uscita postuma nel 1976 che le costò quindici anni di lavoro, in un racconto privato e personale dove è narrata la sua esistenza, angoli segreti e confidenziali della sua vita di donna intraprendente, arguta e curiosa ma anche stravagante, anticonformista, imprevedibile, appassionata seppur timidissima. Come tutte le inglesi amava i fiori ed in particolare i mughetti, il verde che la circondava era il suo colore preferito anche se avrebbe potuto essere il giallo, in un facile paragone con il colore che la contraddistinse sino a renderla la signora del giallo, un genere letterario di cui fu pioniera, quello che va sotto il nome di poliziesco classico alla maniera inglese. Leggeva soprattutto Graham Greene, ebbe una vera passione per la musica con preferenza per le opere di Wagner, amava la compagnia dei suoi cani mentre nutriva un vero timore per le ostriche e le zampe degli uccelli. Appassionata surfista andava a cercare le sue onde migliori ad Honolulu o in Sud Africa spiazzando molti per i suoi gusti esotici che peraltro si ricollegano al suo essere profondamente inglese. Uno dei suoi titoli più conosciuti, uscito nel 1934, ispirato ad una storia realmente accaduta, “Assassinio sull’Oriente Express “, leggendario treno su cui lei stessa fece l’esperienza di viaggiare, venne scritto nello storico Pera Palace Hotel di Istanbul dove la sua camera, la Agatha Christie Room, la 411, è stata mantenuta intatta e trasformata in un piccolo museo a lei dedicato. Non amava le maniere forti e la violenza ma piuttosto l’uso di silenziosi quanto segreti veleni di cui conosceva bene ogni risvolto e che compaiono abilmente nel finale delle sue storie poliziesche spesso imprevedibili e sempre cariche di suspense.

Al secolo Agatha Mary Clarissa Miller è conosciuta con il cognome del primo marito, Archibald Christie, un ufficiale dell’aviazione inglese da cui fu malamente tradita per sposare in seconde nozze, nel 1930, l’archeologo Max Mallowan con cui conoscerà la felicità ed inizierà a girare il mondo per siti archeologici e per sempre nuove avventure, spunti certi per tante pagine ricche di mistero e bellezza, pur mantenendo il cognome del primo coniuge perché già nota al pubblico. Una delle sue frasi più celebri e spiritose si riferisce proprio al suo Max: “Un archeologo è il miglior marito che una donna possa avere: più lei diventa vecchia, più lui si interessa a lei “. Regina della letteratura gialla, del mistero, sovrana pur senza corona, ebbe l’onore di ricevere da una testa coronata quale fu la regina Mary l’invito a scrivere un testo da portare in teatro e da dedicarle nella ricorrenza del suo ottantesimo compleanno e fu così che nacque la commedia “Trappola per topi” del 1952, ancora oggi in scena ogni sera. La Christie ha creato due leggendari personaggi che le hanno dato notorietà planetaria: due investigatori unici, molto diversi tra loro, con cui ha condiviso decenni di vita, emozioni, sentimenti: Hercule Poirot e Miss Marple. Lui, realmente incontrato con lo sguardo mentre scendeva da un autobus, un belga eccentrico, vanitoso, meticoloso, maniaco dell’ordine, elegante, dotato di un fiuto straordinario, con due baffi che lo caratterizzano, introspettivo, attento ai particolari, amante della cioccolata ma anche della Chartreuse e di un buon calice di vino, indimenticabile in “Corpi al sole“ del 1941. Lei, nata dal ricordo di una sua vecchia zia, è un’eccentrica, arzilla anziana signora, nubile, curiosa ed acuta osservatrice, vestita in scuro ed amante dei pizzi, fine conoscitrice dell’animo umano con la passione del giardinaggio, del the con le amiche e dei dolci che si diletta a preparare nella sua cucina sul giardino. La si incontra per la prima volta in “La morte del villaggio” del 1930 mentre la sua ultima apparizione avviene in “ Addio Miss Marple” del 1976 dopo esser stato tenuto segreto per anni nel caveau di una banca, edito proprio nell’ anno del decesso della celebre giallista che avvenne per cause naturali. Le fu dedicata una stupenda rosa che porta il suo nome: stupisce che i suoi petali non siano gialli nelle sue tante sfumature ma di una bella tonalità di rosa, rampicante, vigorosa e generosa proprio come fu lei. Alla morte di Poirot, che avvenne in “ Sipario “ pubblicato nel 1975, successe l’incredibile: per la prima volta nella storia dell’editoria il famoso New York Times pubblicò il necrologio di una creatura immaginaria, del mitico detective gentiluomo quasi a testimoniare quanto la regina del crimine avesse infuso vita  in colui che la seguì fedelmente nei risvolti più eccentrici e nelle sue inchieste poliziesche più intriganti ed imprevedibili in un rapporto privilegiato e vivo, in un legame che non la fece mai sentir sola. Ritornano alla mente le parole di Andrea Camilleri quando, a proposito del suo commissario Montalbano, disse:” non mi sento mai solo, io con lui parlo e mi confido, gli chiedo consigli ed in qualche modo li ricevo”. Un rapporto questo certamente esistito anche per la lady in giallo con i suoi due personaggi in un dialogo intimo e quotidiano, in un legame profondo nato dalla sua penna di scrittrice ma scivolato nei meandri dell’anima.